FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2012

 
 

Decentramento del sistema scolastico, autonomia degli istituti, un corpo docente attentamente selezionato, formato con criteri non soltanto accademici ma anche pedagogici, questi i segreti del successo finlandese - Éric Charbonnier, specialista di questioni educative all'Ocse, analizza su Le Monde le ragioni del fenomeno e si chiede se l'esperienza scolastica del paese nordico, confermata da ogni statistica internazionale, possa essere importata in Francia

 

Nel rapporto Pearson sull'eccellenza educativa, di cui riferiamo in questo stesso numero del Foglio Lapis, domina la graduatoria internazionale; nelle ultime indagini Pisa (Programme for International Student Assessment), è secondo soltanto a quello della Corea del Sud; perfino in materia di conoscenza della lingua inglese (anche di questo riferiamo in altra parte del giornale) fa parte del gruppo di testa: il sistema scolastico finlandese si conferma sistematicamente fra i migliori al mondo. Naturale che ci si chieda quali siano le ragioni di un simile successo, e se sia possibile imitarle. Persino in Francia, un paese fra i più gelosi della propria specificità, il modello finlandese viene esaminato nella prospettiva d'importarne gli elementi che lo rendono così efficiente.

É quanto fa sul quotidiano Le Monde Éric Charbonnier, specialista di questioni educative presso l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) dichiarando fin dal titolo dove individua il segreto del successo: “Si può esportare in Francia il modello di formazione degli insegnanti finlandesi?“ É dunque la qualità del corpo docente l'elemento decisivo, in base al quale uno studente finlandese, nonostante l'orario più ridotto (trascorre in aula un'ora e mezzo al giorno in meno) è mediamente un anno avanti rispetto alla preparazione del suo compagno francese. Il solo neo in questa realtà è la differenza, più marcata che altrove in Finlandia, fra i risultati delle ragazze rispetto ai loro compagni di sesso maschile: ma resta il fatto che questi ultimi, pur manifestando un rendimento inferiore a quello femminile, restano largamente al di sopra della media internazionale.

Charbonnier fa notare che la posizione dominante della Finlandia nelle comparazioni in materia educativa è un fenomeno relativamente recente: prima del 2000 il paese nordico si trovava in una posizione di media classifica. Ma con il nuovo secolo sono cominciati a maturare i frutti di una serie di riforme, varate a partire dagli anni Cinquanta, che riguardano appunto la selezione e la formazione degli insegnanti. Nell'insieme, la professione docente è stata rivoluzionata. Per potere insegnare nelle scuole finlandesi occorre un master di cinque anni in scienze dell'educazione, per chi abbia seguito altri corsi universitari è necessaria una formazione supplementare che affianchi alla competenza specifica del subject teacher le necessarie nozioni di pedagogia e didattica. Per la selezione si privilegia chi abbia esperienza di stages capaci di affinare competenze e capacità comunicative. Il percorso universitario si conclude con dissertazioni su materie specifiche per chi s'indirizza all'insegnamento nel ciclo secondario, su temi pedagogici o didattici per chi è avviato alla scuola primaria. Quelle stesse tesi possono aprire anche la via della ricerca. I docenti di nuova nomina sono guidati nelle prime esperienze da colleghi navigati. Infine il sistema è decentrato e l'autonomia dei singoli istituti garantita.

Da tutto questo deriva fra l'altro il fascino, del tutto sconosciuto in altri paesi, che la professione docente esercita sui giovani finlandesi: ci sono dieci candidati per ogni posto disponibile. Non è certo il reddito, che si colloca nella media fra i paesi considerati dalle statistiche internazionali, ma l'autonomia e il prestigio sociale a rendere appetibile il mestiere d'insegnante. Confrontando questa realtà con quella del suo paese, Charbonnier chiarisce che gli insegnanti francesi non sono meno qualificati dei loro colleghi finlandesi, tuttavia patiscono le conseguenze di una sorta di egemonia del sapere accademico sulle capacità pedagogiche. É assolutamente necessario, secondo lo studioso dell'Ocse, che alla padronanza delle materie insegnate i docenti affianchino una più curata acquisizione delle tecniche appropriate per trasmetterne la conoscenza. Inoltre bisogna ripensare, oltre alla selezione, anche le assegnazioni: evitare per esempio di spedire professori di fresca nomina in istituti socialmente critici. E soprattutto affiancare colleghi esperti ai docenti alle prime armi. Il solo elemento finlandese impossibile da imitare, nella Francia multietnica, è la compatta omogeneità sociale, che facilita l'organizzazione educativa. Inoltre sarebbe difficile trapiantare da Helsinki a Parigi il decentramento, in netto contrasto con una tradizione centralista francese che affonda le sue radici nei secoli.

                                                        l. v. 
                                         

  


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis dicembre 2012

 

Mandaci un' E-mail!