FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2008

 
 

Secondo i dati forniti dall’ispettorato del sistema scolastico d’Inghilterra, gli standard complessivi sono in fase di miglioramento – Persistono tuttavia delle situazioni inaccettabili, in particolare a carico dei bambini provenienti dagli strati socialmente più disagiati della popolazione – Se da una parte il governo canta vittoria (il 95 per cento delle scuole si classifica soddisfacente, buono o eccellente), preoccupa dall’altra il fenomeno dei bambini, ancora troppi, che il sistema penalizza

 

È mezzo pieno o mezzo vuoto il bicchiere del sistema scolastico inglese? Dipende dai punti di vista: dopo che Chistine Gilbert ha illustrato i risultati delle ispezioni condotte dall’Ofsted (Office for Standards in Education) fra il settembre 2007 e lo scorso luglio, il ventaglio delle valutazioni oscilla appunto fra i due estremi del celebre detto popolare. Mezzo vuoto per la stessa Gilbert, che riconosce sì una realtà in progressivo miglioramento, ma denuncia un ritmo d’innovazione troppo lento e il persistere di una realtà inaccettabile: troppi bambini provenienti da contesti sociali degradati vengono lasciati indietro. C’è dunque un rapporto stretto fra il disagio dell’ambiente di provenienza e la qualità dell’offerta scolastica: in poche parole, dice l’ispettrice, “se sei povero è più facile che riceva servizi educativi di scarsa qualità”.

Secondo il governo di Sua Maestà i dati diffusi dall’Ofsted vanno invece salutati positivamente. Non è forse vero che la Gilbert qualifica come soddisfacenti il 33 per cento delle scuole elementari e il 34 delle secondarie, buone rispettivamente il 50 e il 40 per cento, addirittura eccellenti il 13 e il 17 per cento? Certo, è un guaio che ci siano un quattro per cento di scuole elementari e un nove per cento di secondarie impietosamente definite come inadeguate: ma la tendenza non è forse al miglioramento? Bicchiere mezzo pieno, dunque. Jim Knight, ministro dell’istruzione, sostiene che “gli insegnanti inglesi possono essere fieri del fatto che il 95 per cento delle scuole d’Inghilterra sono classificate soddisfacenti o più che soddisfacenti”. Siamo di fronte, fa notare, alla “valutazione più nettamente positiva che mai sia stata fatta del nostro apparato scolastico”.

Il fatto è, fa sapere Christine Gilbert, che “per confrontarsi favorevolmente con il resto del mondo, il sistema educativo inglese deve far meglio”. Bisogna infatti puntare alto, eliminare le esclusioni anche se decisamente minoritarie. Non si può accettare il fatto che soltanto il 21 per cento dei bambini provenienti da famiglie povere ottenga un buon rendimento scolastico, contro il 49 per cento dei loro compagni più fortunati. Si delinea implicitamente, fra le argomentazioni di questo dibattito, l’immagine di una scuola che prende atto del disagio sociale e lo riproduce al suo interno, mentre dovrebbe al contrario livellare le opportunità e tendere all’eguaglianza.

La sindacalista Christine Blower concede che “il fatto che la percentuale di scuole buone o eccellenti sia in crescita è ovviamente positivo”, ma avverte tuttavia che “la connessione fra disagio di provenienza e scarsi risultati non lo è affatto”. Il governo, assicura il ministro Knight, sta lavorando per migliorare il rendimento dei bambini meno favoriti dalla provenienza sociale, e s’impegna ad accelerare il più possibile questo processo. Secondo l’analisi di John Dunford, segretario dell’associazione che raggruppa i capi d’istituto, “il rapporto dell’Ofsted dipinge il quadro di un sistema che sta sì migliorando, ma sullo sfondo delle crescenti aspettative che si concentrano sulle scuole e sui colleges”.

 

                                                          v. a. 
                                         

    


                                                  

 
 

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