FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2007

 
 

La straordinaria e tragica vicenda di un ragazzo siciliano che volle ribellarsi contro l’ambiente mafioso che lo circondava, e che coinvolgeva persino la sua famiglia – Fra pochi mesi saranno passati trent’anni da quella notte in cui fu dilaniato da una carica di tritolo: un’esecuzione spietata che a lungo fu coperta da silenzi e depistaggi – L’importanza di non dimenticare la lezione del giovane ribelle di Cinisi

 

È una storia di cui non avremmo mai voluto scrivere e che invece ci troviamo a dover scrivere, quella di Peppino Impastato, un ordinario assassinio di mafia.

Peppino Impastato viene trovato, dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea Palermo-Trapani il 9 maggio 1978, a Cinisi qualche giorno prima delle elezioni alle quali partecipa con una lista con il simbolo di Democrazia Proletaria e qualche giorno dopo una mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi.

Peppino è un giovane siciliano nato nel dopoguerra che comincia a riflettere sul cambiamento politico possibile aderendo ai movimenti antagonisti del ’68, infatti avrà modo di dichiarare “Il '68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime occupazioni”. Anche se già nel 1965 pubblica lucidi articoli di analisi politica sul giornale “L’idea” socialista, attirandosi le ire del giudice Pellerito, cognato di Gaetano Badalamenti.

Nel 1975 organizza il Circolo "Musica e Cultura", un'associazione che promuove attività culturali e musicali e che diventa il principale punto di riferimento por i giovani di Cinisi. All'interno del Circolo trovano spazio il "Collettivo Femminista" e il "Collettivo Antinucleare".

La stagione delle stragi di stato non è ancora finita, il rapimento di Aldo Moro è in atto, morirà assassinato dalle Brigate Rosse, e la verità su Peppino rimarrà impigliata a lungo a questo evento che sconvolse la vita politica italiana.

Le indagini sono, in un primo tempo, orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, oppure di un suicidio clamoroso. Il caso giudiziario è stato chiuso e riaperto per ben tre volte, sino ad arrivare all'attuale processo, ancora in corso, nei confronti del boss di Cinisi, Gaetano Badalamenti, e del suo complice Vito Palazzolo, accusati di essere i mandanti del delitto.

L’Italia, come sovente accade, è in ritardo rispetto agli altri paesi europei, sull’affermazione dei diritti civili sanciti dalla Costituzione Repubblicana. Peppino ha 20 anni e, come molti di quelli della sua età, si muove per l’affermazioni dei diritti di espressione, di associazione e per i diritti delle donne.

Peppino è un giovane entusiasta come lo sono i giovani di oggi e di sempre e per questo colpevoli per una parte della società. Ha la stessa figura e espressione dei giovani che ora si battono per l’impegno civile contro la mafia, le mafie, il riconoscimento delle minoranze; sono quelli che si mescolano con i migranti, dialogando con loro senza pregiudizi, che desiderano trovare un obiettivo alto, per il quale vale spendere la propria vita.

Peppino lo si riconosce tra i giovani di oggi, con lo stesso malessere di non sentirsi abbastanza utili per se stessi e per gli altri.

L’incomprensibilità dei giovani ne è anche la cifra di riconoscimento. Il gap, la distanza, generazionale, di lessico, ordine dei valori e comportamento, lo ritroviamo tra i giovani impegnati nelle Ong, organizzazioni non governative, nelle associazioni di supporto ai malati negli ospedali e quelli che aiutano chi, sballato o sbandato, si è perso.

Gli stessi giovani, che qualcuno vuole farci credere che abbiano il solo interesse per un motorino o lo sballo in discoteca, sono quelli che stanno cercando, con difficoltà, la strada di un futuro possibile, loro e nostro.

Gli stessi Peppino, Giulia, Enrico, Andrea, Cristina e altri, li ritroviamo ancora una volta attenti alla direzione del vento, insonni, alla ricerca del sé nell’altro, e il riferimento alle parole “sentinelle del mattino” di Giovanni Paolo II, è illuminante.

Sono gli stessi giovani che si incontrano sui treni mentre vanno alle manifestazioni studentesche o sindacali, chiedendo una scuola più attenta ai problemi che loro ritengono urgenti, una scuola che abbia un percorso educativo che prepari cittadini capaci di scegliere un futuro condiviso; che vanno alle manifestazioni dei migranti per difendere anche un futuro loro, come a quelle contro le mafie, per una consapevolezza civile del diritto.

Ma sono anche quelli che dicono che i professionismi nella scuola, intristiscono, deprimono e oscurano l’orizzonte temporale; Orazio, Dante, Raffaello come Kandisky, Bracusi, Fermat, Gödel, come Carver e Norman Mailer, sono adatti alla conoscenza, ma anche a corteggiare e magari conquistare una ragazza o un ragazzo, senza per questo esserne sminuiti.

I giovani che hanno avuto modo di attraversare gli stessi anni di Peppino avevano la sensazione forte di rappresentare la certezza del cambiamento. Ora questi, non più giovani, hanno la sensazione che lo spazio per i grandi impegni sia scomparso.

Bisogna quindi, affidarsi nuovamente alla visione dei giovani attuali per poter vedere gli spazi possibili e dare fiducia alle direzioni che vengono scelte

Le grandi opportunità esistono, è necessario avere occhi per riconoscerle.

Peppino aveva la stessa capacità di visione dei giovani attuali e il messaggio più forte è che, loro, possono fare sentire il loro messaggio e indicare quelli che sono i loro e nostri obiettivi.

Le manifestazioni sono integrate con i blog e i forum, i gruppi si ritrovano più sulla rete che per strada, i tazebao sono elettronici, il villaggio globale di Marshall McLuhan è sempre di più esteso. Ma i nuovi giovani ci dicono che tutto si tiene perché ci si incontra, ci si abbraccia, ci si tiene per mano. Ricordando che la giustizia è prima una azione, poi una teoria, che la cultura prima di essere scritta è un gesto, che la fiducia vuole dire mettersi nelle mani dell’altra / altro, come l’amore è gratuito e che il futuro è insieme.

Il ponte tra le sponde dal gap generazionale è stabilita dalla fiducia, che forse possiamo chiamare fede, laica o religiosa non importa, nella giustizia, con e per l’altro, diverso da noi.

I desideri, le speranze dei giovani possono trasformarsi in delusioni, sconfitte, tragedie, se non riconosciuti. Agli adulti il dovere di ascoltare, cercare di capire e se non capiscono, fidarsi.

Peppino Impastato, assassinato, ha cristallizzato nel tempo e nello spazio questi desideri e speranze, restando per sempre a indicare che attraverso i giovani passa qualunque strada per uno sviluppo e futuro possibili.

                                                                                                                                   

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  • Lunedì 5 novembre 2007, su iniziativa della Circoscrizione 6, una affollata assemblea di studenti delle superiori Einstein, Beccari, Birago, Russel-Moro, Bruno, Bodoni, tenuta presso l’Istituto Superiore Albert Einstein, ha ricordato a trent’anni dall’assassinio, l’impegno di Peppino Impastato per una società civile più giusta e libera dalle mafie.
  • Celebrazioni sulla figura e testimonianza di Peppino Impastato, a trent’anni dal suo assassinio sono in via di sviluppo in tutta Italia. A Torino per iniziativa della Circoscrizione 6, per l’impegno del suo presidente Luigi Malaroda, le scuole dalle materne alle superiori hanno aderito alle proposte di incontri e approfondimenti, sui diritti e contro le mafie. Queste attività si concluderanno con cerimonia per l’attribuzione del nome di Peppino Impastato alla piazza antistante l’Ospedale Giovanni Bosco, il giorno 14 marzo 2008. Ogni scuola avrà la possibilità di decorare una piastrella che verrà inserita nella piazza.
  •  La rete del progetto è composta da quasi tutte le scuole del territorio,  Casa Acmos, Consiglio Circoscrizione VI, Don Luigi Ciotti (in qualità di presidente di Libera e del Gruppo Abele), Davide Mattiello (quale referente di Libera Piemonte), Giovanni Impastato, Eco Museo della Circoscrizione VI, Stura TV (televisione di Barriera di Milano e Regio Parco), Biblioteca Primo Levi, Uncinnè (uno spettacolo teatrale messo in scena dalla Compagnia Teatrale Viartisti dedicato a Rita Atria), Tromba del Trambusto (una compagnia teatrale interna ad Acmos).
                                                          
                                  Ferdinando Cabrini 
                                         

    


                                                  

 
 

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