Divagazioni
natalizie su un problema destinato a una stretta
attualità con la prossima “sglaciazione”: dove lo
mettiamo il mare? – Angelica vuol portarsene un bel
pezzetto a casa, ma anche qui c’è il problema di
un’appropriata collocazione – Alla fine lo sistemano
nell’armadio della bambina, e tutto quel che c’è
dentro diventa azzurro di giorno mentre di notte si
riveste di nero, sotto la luce pallida di una piccola luna
e il luccichio di una stella
–
Voglio fare
qualcosa per vivere sulla Terra ancora.
–
Cosa?
– Vorrei
essere un ago di pino: con un filo di luce ricamerei il
giardino.
Siamo
di Natale, suoi figlie/i, e "L'albero di cuore",
qui ritratto al Pionta di Arezzo all'indizio del campus
universitario, ci racconta una storia azzurra, genitiva,
genitale, "levatrice", cioè, socratica,
femminile, salvatica ("salvatico è quel che si
salva" Leonardo), che genera un librino nel librino, e
ricrea il fusto e la chioma delle piante. Insegna come da un colore nasce una storia azzurra; da una
storia un librino e un librino nel librino come una bambina
che "fa il labbrino" quando sta per piangere.
La stessa storia potrebbe essere raccontata al "Circolo
solare", da un orso solare, durante la
prossima sglaciazione, la prima sglaciazione della
storia universitaria, universale, provocata dall'uomo
sapiens sapiens, quando il mare arriverà sotto casa, e i
figli di Caino, i Cainami divoreranno i caimani,
grossi rettili relìttili acquatici che vivono ancora
nei fiumi dell'America Centrale e Meridionale, simili ai
"cocco de mamma" drilli.
Quando
il mare arriverà dentro casa, e fra il "caso",
maschile, e la "casa", femminile, ci sarà
perfetta unità… allora…
"Mettiamolo
nel mio letto", grida l'Angelica felice.
"No,
no... Poi la mamma penserebbe che ti sei fatta la pipì a
letto!"
"Eh!
già", e giù risatine.
"Chiediamolo a mio fratello, l'ingegnere".
L'ingegnere,
che se ne sta seduto buono buono nel seggiolino di dietro,
ha un anno e mezzo e dice una parola e mezzo:
"Elica", che è mezzo nome di sua sorella, e
"Zitto ". Questa volta dice: "Zitto!".
"Dobbiamo
trovare un posto dove il mare stia zitto", dice la
nonna. E
comincia la storia:
«C'era
una svolta una storia azzurra. Di un celeste così chiaro,
così bellino, cosi tenero, che chiunque passasse di lì, si
accorgeva che era del colore dell'acqua appena nata. Siccome
era una storia magica, a chi la raccontava venivano per un
pochino gli occhi azzurri, e chi l'ascoltava sentiva nelle
orecchie il rumore delle onde arrivate sotto casa, come se
la casa fosse una conchiglia.
In
questa storia, c'era una bambina che si chiamava Angelica,
che un giorno disse alla sua nonna: "Mi porti a vedere
il mare?". "Va bene", disse la nonna, che era
felice di dirle sempre di sì; e così vanno. Il mare,
durante la prima sglaciazione, ma anche nei ricordi, è
molto facile da trovare, perché è sempre in fondo a delle
strade diritte, mai dietro a una curva. E così la nonna e
la bimba vanno sempre dritte sempre dritte sempre dritte e
arrivano alla spiaggia. "Forza", dice la nonna, "diamoci da fare; che
non è un lavoro facile scegliere e portarsi a casa un bel
piccolo mare". "Cominciamo
dalla spiaggia", dice l'Angelica: "perché se non
mettiamo un po' di spiaggia, poi il piccolo mare non sa dove
fermarsi e va in giro per tutta la casa".
Detto fatto, scelgono otto granelli di sabbia molto
bellini, fra cui ce n'è uno bianchissimo e uno che luccica
anche senza il sole. Poi vanno a scegliere l'acqua.
"Prendi solo quella azzurra", dice la
nonna: "perché quella verde mi fa un po' tristezza. Mi
ricorda l'acqua del vascone in giardino, piena di alghette e
limo". "Va
bene", dice l'Angelica, che è una bambina molto
gentile.
– Guarda,
nonna, ho trovato un'ondina cucciola.
– Prendila
in braccio, che magari non sa ancora ondeggiare.
E
così, alla fine, scelgono: due piccole onde,
un'increspatura, tre risacche (una con dentro un legnetto),
un po' di mare fermo, un po' di mare infermo, e un pluff
di mare profondo. Mettono tutto nel secchiello e via di
corsa a casa con la bicicletta. Perché il mare è come i
pesci: se lo tieni troppo via dall'acqua, all'aria soffoca e
muore. Mentre pedalano come matte, cominciano a discutere su
dove metterlo quando arriveranno a casa. "Nella vasca
no", dice la nonna, "si offenderebbe; sarebbe come
mettere un re sopra una fogliolina di tè".
"Mettiamolo nel mio letto", grida
l'Angelica felice.
– No,
no... Poi la mamma penserebbe che ti sei fatta la pipì a
letto!
– Eh!
già...
E
giù risatine.
– Chiediamolo
a mio fratello, l'ingegnere.
L'ingegnere,
che se ne sta seduto buono buono nel seggiolino di dietro,
ha un anno e mezzo e dice una parole e mezzo:
"Elica", che è mezzo nome di sua sorella, e
"Zitto". Questa volta dice: "Zitto!".
– Dobbiamo
trovare un posto dove il mare stia zitto, – dice la nonna.
E tutte e due si mettono a pensare:
– In
fondo al cassetto?
–
No, sta
stretto.
– Sotto
al materasso?
– Non
respira e gli viene un collasso.
– Fuori
dalla finestra al primo piano?
– Sarebbe
bello, ma come lo leghiamo?
"Dentro
al mio armadio!", grida l'Angelica. "Va
bene", dice la nonna, "ma dobbiamo fare un patto
col mare: ci deve promettere che non bagnerà i tuoi
vestitini, se no torna difilato in spiaggia". Vanno a
parlottare col piccolo mare, e si mettono d'accordo: sì,
lui starà lì buono buono e non bagnerà niente. Intanto,
sono arrivate a casa. "Ciao ciao", dicono alla
mamma. Filano in camera da letto e aprono l'armadio: così
fra una fila di calzine e le camicette piegate come micette
dove la micia ha fatto i gatti, sistemano la spiaggia e poi
piano piano il piccolo mare. Appena messo giù, il piccolo
mare, comincia a fare le sue ondine, che cic e cic si
alzano e si arrotolano in un delizioso ricciolino e poi
scendono verso la spiaggia. Sono incantevoli!, e infatti, la
nonna, l'Angelica, l'ingegnere, restano lì incantati. Come
tutti i mari presepini, presèpici, anche lui luccica
di mille lucine, e presto il suo azzurro si riflette in ogni
parte dell'armadio, e il piccolo mare è felice, protetto, e
vivrà lì per sempre, e ogni volta che la mamma o qualcun
altro apre l'armadio, diventa tutto luccicante e per un
attimo sembra d'oro. Oro Doro Odoro Dodoro di mare.
"Non capisco", dice un giorno la mamma mentre
brilla come una stella davanti all'armadio aperto,
"tutti i golf, tutte le magliette, tutti i vestitini,
le canottiere, le calze lunghe e quelle corte, i guantini, i
fazzoletti, i cappelli e i cappotti dell'Angelica sono
diventati azzurri. Sarà una magia?"
E
la storia finisce qui. Finisce così: tutta coperta di
azzurrerìa».
- SECONDA
STORIA, FIGLIA O SORELLA DI QUELLA PRECEDENTE. LIBRINO
NEL LIBRINO.
«Un
giorno, anzi, una notte, mentre l'Angelica e l'ingegnere
stanno per addormentarsi nella camera buia, la mamma entra
piano piano per mettere a posto i vestitini stirati dei suoi
bambini. Apre l'armadio, mette via, lo chiude, esce.
L'Angelica
salta su: "Hai visto?", dice all'ingegnere:
"nell'armadio c'era una stellina e anche una piccola
luna! ... Hai visto?".
"Zitto", dice l'ingegnere con tono stupito.
E tutti due piano piano scendono dal lettino e vanno a
vedere. Sì, è proprio così: sul mare, che, quasi
immobile, dorme nel buio, brillano una luna e una stella
grandi come il puntino di una i.
"Ma
noi, io e la nonna, non le abbiamo messe nell'armadio! ...
Non le abbiamo neanche raccolte! ... E poi, era giorno, e
c'era il sole... sì, sì... sono sicura: noi non le abbiamo
portate. Ma allora... da dove sono venute? ...
Pensiamo", dice l'Angelica, e insieme all'ingegnere, si
siedono in riva al piccolo mare che arriva portando,
riflesse, una stellina e una piccola luna: riflessa, sembra
una spadina di luce.
L'ingegnere,
che è piccino, fa solo finta di pensare, perché, dopo un
minuto, si addormenta sul suo ciuccio. L'Angelica, invece,
guarda il piccolo mare e pensa. Guarda i suoi vestiti,
calzine, golf,
cappelli, cappotti: tutto è scuro come la notte,
l'azzurro se ne è andato, ma domattina – lei lo sa –
ritornerà. E così l'Angelica capisce tutto. Tutto! Sveglia
l'ingegnere e gli dice: "Ascoltami, che ti spiego: il
mondo è diviso in due, quello chiaro e quello scuro, e
tutte le cose, le persone, gli alberi, le case, il mare, i
giochi, il cielo, si spostano. Anche quelli che sembrano
senza gambe, hanno delle gambe segrete e si spostano, e
così, cammina cammina, vanno prima nel mondo chiaro dove
c'è il sole, poi in quello scuro, dove c'è la luna. Così,
anche il nostro piccolo mare è entrato nel mondo scuro e ha
trovato la sua notte, ma vedrai che se facciamo la nanna,
quando la mamma ci sveglierà, lui sarà di nuovo azzurro e
luccicante, perché è mentre si dorme che si cammina di
nascosto dentro al mondo scuro lontano lontano fino a
incontrare di nuovo il mondo chiaro... Hai capito?",
chiede all'ingegnere. Ma l'ingegnere dorme così
profondamente, che non può nemmeno dire il suo
"Zitto".
"Zitti",
dice invece la mamma passando davanti alla porta della
camera: "Guai, guaiti a voi, se sento ancora
chiacchierare!". E la storia finisce qui. Finisce
così. Perché anche l'Angelica, finalmente, si addormenta
davanti al suo mare».
– E,
in A Laska? in Siberia?
–
Sì, Beria!
Laska perdere!... Troppo caldo per andare in letargo!
Per
l'orso bruno inverno in bianco.
Filippo
Nibbi, Giovanna de Carli
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