FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2006

 
 

Divagazioni natalizie su un problema destinato a una stretta attualità con la prossima “sglaciazione”: dove lo mettiamo il mare? – Angelica vuol portarsene un bel pezzetto a casa, ma anche qui c’è il problema di un’appropriata collocazione – Alla fine lo sistemano nell’armadio della bambina, e tutto quel che c’è dentro diventa azzurro di giorno mentre di notte si riveste di nero, sotto la luce pallida di una piccola luna e il luccichio di una stella  

 

Voglio fare qualcosa per vivere sulla Terra ancora.

Cosa?

Vorrei essere un ago di pino: con un filo di luce ricamerei il giardino.

Siamo di Natale, suoi figlie/i, e "L'albero di cuore", qui ritratto al Pionta di Arezzo all'indizio del campus universitario, ci racconta una storia azzurra, genitiva, genitale, "levatrice", cioè, socratica, femminile, salvatica ("salvatico è quel che si salva" Leonardo), che genera un librino nel librino, e ricrea il fusto e la chioma delle piante.  Insegna come da un colore nasce una storia azzurra; da una storia un librino e un librino nel librino come una bambina che "fa il labbrino" quando sta per piangere.  La stessa storia potrebbe essere raccontata al "Circolo solare", da un orso solare, durante la prossima sglaciazione, la prima sglaciazione della storia universitaria, universale, provocata dall'uomo sapiens sapiens, quando il mare arriverà sotto casa, e i figli di Caino, i Cainami divoreranno i caimani, grossi rettili relìttili acquatici che vivono ancora nei fiumi dell'America Centrale e Meridionale, simili ai "cocco de mamma" drilli.

Quando il mare arriverà dentro casa, e fra il "caso", maschile, e la "casa", femminile, ci sarà perfetta unità… allora…

"Mettiamolo nel mio letto", grida l'Angelica felice.

"No, no... Poi la mamma penserebbe che ti sei fatta la pipì a letto!"

"Eh! già", e giù risatine.  "Chiediamolo a mio fratello, l'ingegnere".

L'ingegnere, che se ne sta seduto buono buono nel seggiolino di dietro, ha un anno e mezzo e dice una parola e mezzo: "Elica", che è mezzo nome di sua sorella, e "Zitto ". Questa volta dice: "Zitto!".

"Dobbiamo trovare un posto dove il mare stia zitto", dice la nonna.  E comincia la storia:

«C'era una svolta una storia azzurra. Di un celeste così chiaro, così bellino, cosi tenero, che chiunque passasse di lì, si accorgeva che era del colore dell'acqua appena nata. Siccome era una storia magica, a chi la raccontava venivano per un pochino gli occhi azzurri, e chi l'ascoltava sentiva nelle orecchie il rumore delle onde arrivate sotto casa, come se la casa fosse una conchiglia.

In questa storia, c'era una bambina che si chiamava Angelica, che un giorno disse alla sua nonna: "Mi porti a vedere il mare?". "Va bene", disse la nonna, che era felice di dirle sempre di sì; e così vanno. Il mare, durante la prima sglaciazione, ma anche nei ricordi, è molto facile da trovare, perché è sempre in fondo a delle strade diritte, mai dietro a una curva. E così la nonna e la bimba vanno sempre dritte sempre dritte sempre dritte e arrivano alla spiaggia.  "Forza", dice la nonna, "diamoci da fare; che non è un lavoro facile scegliere e portarsi a casa un bel piccolo mare".  "Cominciamo dalla spiaggia", dice l'Angelica: "perché se non mettiamo un po' di spiaggia, poi il piccolo mare non sa dove fermarsi e va in giro per tutta la casa".  Detto fatto, scelgono otto granelli di sabbia molto bellini, fra cui ce n'è uno bianchissimo e uno che luccica anche senza il sole. Poi vanno a scegliere l'acqua.  "Prendi solo quella azzurra", dice la nonna: "perché quella verde mi fa un po' tristezza. Mi ricorda l'acqua del vascone in giardino, piena di alghette e limo".  "Va bene", dice l'Angelica, che è una bambina molto gentile.

Guarda, nonna, ho trovato un'ondina cucciola.

Prendila in braccio, che magari non sa ancora ondeggiare.

E così, alla fine, scelgono: due piccole onde, un'increspatura, tre risacche (una con dentro un legnetto), un po' di mare fermo, un po' di mare infermo, e un pluff di mare profondo. Mettono tutto nel secchiello e via di corsa a casa con la bicicletta. Perché il mare è come i pesci: se lo tieni troppo via dall'acqua, all'aria soffoca e muore. Mentre pedalano come matte, cominciano a discutere su dove metterlo quando arriveranno a casa. "Nella vasca no", dice la nonna, "si offenderebbe; sarebbe come mettere un re sopra una fogliolina di tè".  "Mettiamolo nel mio letto", grida l'Angelica felice.

No, no... Poi la mamma penserebbe che ti sei fatta la pipì a letto!

Eh! già...

E giù risatine.

Chiediamolo a mio fratello, l'ingegnere.

L'ingegnere, che se ne sta seduto buono buono nel seggiolino di dietro, ha un anno e mezzo e dice una parole e mezzo: "Elica", che è mezzo nome di sua sorella, e "Zitto". Questa volta dice: "Zitto!".

Dobbiamo trovare un posto dove il mare stia zitto, – dice la nonna.  E tutte e due si mettono a pensare:

In fondo al cassetto?

No, sta stretto.

Sotto al materasso?

Non respira e gli viene un collasso.

Fuori dalla finestra al primo piano?

Sarebbe bello, ma come lo leghiamo?

"Dentro al mio armadio!", grida l'Angelica. "Va bene", dice la nonna, "ma dobbiamo fare un patto col mare: ci deve promettere che non bagnerà i tuoi vestitini, se no torna difilato in spiaggia". Vanno a parlottare col piccolo mare, e si mettono d'accordo: sì, lui starà lì buono buono e non bagnerà niente. Intanto, sono arrivate a casa. "Ciao ciao", dicono alla mamma. Filano in camera da letto e aprono l'armadio: così fra una fila di calzine e le camicette piegate come micette dove la micia ha fatto i gatti, sistemano la spiaggia e poi piano piano il piccolo mare. Appena messo giù, il piccolo mare, comincia a fare le sue ondine, che cic e cic si alzano e si arrotolano in un delizioso ricciolino e poi scendono verso la spiaggia. Sono incantevoli!, e infatti, la nonna, l'Angelica, l'ingegnere, restano lì incantati. Come tutti i mari presepini, presèpici, anche lui luccica di mille lucine, e presto il suo azzurro si riflette in ogni parte dell'armadio, e il piccolo mare è felice, protetto, e vivrà lì per sempre, e ogni volta che la mamma o qualcun altro apre l'armadio, diventa tutto luccicante e per un attimo sembra d'oro. Oro Doro Odoro Dodoro di mare. "Non capisco", dice un giorno la mamma mentre brilla come una stella davanti all'armadio aperto, "tutti i golf, tutte le magliette, tutti i vestitini, le canottiere, le calze lunghe e quelle corte, i guantini, i fazzoletti, i cappelli e i cappotti dell'Angelica sono diventati azzurri. Sarà una magia?"

E la storia finisce qui. Finisce così: tutta coperta di azzurrerìa».

SECONDA STORIA, FIGLIA O SORELLA DI QUELLA PRECEDENTE. LIBRINO NEL LIBRINO

«Un giorno, anzi, una notte, mentre l'Angelica e l'ingegnere stanno per addormentarsi nella camera buia, la mamma entra piano piano per mettere a posto i vestitini stirati dei suoi bambini. Apre l'armadio, mette via, lo chiude, esce.

L'Angelica salta su: "Hai visto?", dice all'ingegnere: "nell'armadio c'era una stellina e anche una piccola luna! ... Hai visto?".  "Zitto", dice l'ingegnere con tono stupito. E tutti due piano piano scendono dal lettino e vanno a vedere. Sì, è proprio così: sul mare, che, quasi immobile, dorme nel buio, brillano una luna e una stella grandi come il puntino di una i.

"Ma noi, io e la nonna, non le abbiamo messe nell'armadio! ... Non le abbiamo neanche raccolte! ... E poi, era giorno, e c'era il sole... sì, sì... sono sicura: noi non le abbiamo portate. Ma allora... da dove sono venute? ... Pensiamo", dice l'Angelica, e insieme all'ingegnere, si siedono in riva al piccolo mare che arriva portando, riflesse, una stellina e una piccola luna: riflessa, sembra una spadina di luce.

L'ingegnere, che è piccino, fa solo finta di pensare, perché, dopo un minuto, si addormenta sul suo ciuccio. L'Angelica, invece, guarda il piccolo mare e pensa. Guarda i suoi vestiti, calzine, golf, cappelli, cappotti: tutto è scuro come la notte, l'azzurro se ne è andato, ma domattina – lei lo sa – ritornerà. E così l'Angelica capisce tutto. Tutto! Sveglia l'ingegnere e gli dice: "Ascoltami, che ti spiego: il mondo è diviso in due, quello chiaro e quello scuro, e tutte le cose, le persone, gli alberi, le case, il mare, i giochi, il cielo, si spostano. Anche quelli che sembrano senza gambe, hanno delle gambe segrete e si spostano, e così, cammina cammina, vanno prima nel mondo chiaro dove c'è il sole, poi in quello scuro, dove c'è la luna. Così, anche il nostro piccolo mare è entrato nel mondo scuro e ha trovato la sua notte, ma vedrai che se facciamo la nanna, quando la mamma ci sveglierà, lui sarà di nuovo azzurro e luccicante, perché è mentre si dorme che si cammina di nascosto dentro al mondo scuro lontano lontano fino a incontrare di nuovo il mondo chiaro... Hai capito?", chiede all'ingegnere. Ma l'ingegnere dorme così profondamente, che non può nemmeno dire il suo "Zitto".

"Zitti", dice invece la mamma passando davanti alla porta della camera: "Guai, guaiti a voi, se sento ancora chiacchierare!". E la storia finisce qui. Finisce così. Perché anche l'Angelica, finalmente, si addormenta davanti al suo mare».

E, in A Laska? in Siberia?

Sì, Beria!  Laska perdere!... Troppo caldo per andare in letargo!

Per l'orso bruno inverno in bianco.

                          Filippo Nibbi, Giovanna de Carli

 

   


                                                  

 
 

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