FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2003

 
 

Ecco due modi davvero diversi di affrontare il tema dell’adeguamento ai tempi nuovi delle scritture scolastiche – In Francia la nazione intera chiamata a un grande dibattito dal quale scaturiranno le linee guida della futura riforma – In Italia un pacchetto preconfezionato calato dall’alto, e così la mobilitazione non sollecitata a suo tempo si realizza a cose fatte – Un altro insegnamento da Parigi: la lettura come elemento centrale per il recupero della funzionalità scolastica

 

Problema: riformare la scuola, cioè individuare gli obiettivi dell'organizzazione educativa e scegliere i mezzi con i quali vanno perseguiti. Soluzione: ecco, di soluzioni ce ne possono essere tante, quello che qui ci preme è identificare il metodo appropriato per andarne in cerca, e possibilmente centrare quella giusta. La cronaca di questi anni ci pone di fronte due metodi contrastanti. Il primo è quello italiano: la ricerca dei fini e dei mezzi dell'istituzione scolastica viene affidata agli esperti, la loro ricetta viene fatta propria dal governo, varata da un parlamento distratto, finanziariamente gestita con la lesina e imposta al paese, magari con una bella campagna pubblicitaria. Il risultato si è visto l'ultimo sabato di novembre a Roma, dove per iniziativa dei tre principali sindacati è affluita una folla di centomila fra studenti, insegnanti, personale non docente, genitori. Tutti uniti a protestare contro una riforma preconfezionata calata dall'alto, sulla quale è mancata la necessaria concertazione delle categorie direttamente interessate: appunto studenti, insegnanti, personale amministrativo, famiglie.

Il corteo di Roma prendeva di mira con i suoi slogan alcuni aspetti specifici del disagio scolastico e della riforma: il suo privilegiare la scuola privata rispetto alla pubblica, la divaricazione obbligatoria che impone una scelta di vita a ragazzi di 12-13 anni chiamati a scegliere fra liceo e formazione professionale, la fine del tempo pieno e del cosiddetto tempo prolungato, il costo dei libri di testo, gli inaccettabili risparmi sugli insegnanti di sostegno per i disabili, l'insoddisfacente trattamento economico e normativo dei docenti. Ma al di là dei singoli temi lo spirito più generale della protesta prende di mira il metodo. Le parti interessate rifiutano cioè il ruolo di oggetto e rivendicano quello di soggetto, si vuole cioè che la riforma venga elaborata a partire dal corpo sociale. Un sindacalista invita il governo italiano a seguire l'esempio di quello francese.

Ecco, la Francia: di qui viene il secondo dei modelli che si contrappongono in materia di definizione delle priorità educative e dei modi di organizzare la scuola. Poiché si tratta di materia che interessa non solo singoli gruppi di esperti, ma la società nel suo insieme, è la società nel suo insieme che viene chiamata a consulto. Il governo di Parigi prevede il varo, entro alcuni anni, di una riforma generale del sistema. Per prepararla, sarà prima condotta una vasta indagine nel paese: l'intera popolazione sarà invitata a rispondere a una serie di quesiti che sono attualmente in fase di elaborazione da parte di un gruppo di specialisti incaricati dal ministro dell'istruzione Luc Ferry. Per aiutare la gente a districarsi fra le varie proposte sul tappeto, sarà distribuita una pubblicazione contenente l'illustrazione di tutti i temi connessi con l'organizzazione scolastica, le finalità, gli strumenti.

Uno fra i temi al centro dell'indagine è quello delicatissimo del carattere laico della scuola, imposto all'attenzione del pubblico dai ripetuti incidenti connessi con il divieto di portare in classe il velo coranico, imposto alle allieve di religione islamica delle scuole francesi. La vecchia legge di quasi cento anni fa non prevedeva, per forza di cose, l'attuale società interetnica e interculturale: s'impone dunque una energica correzione di rotta. Altri argomenti che attendono una messa a punto adeguata ai tempi la durata dell'obbligo scolastico, che oggi si ferma ai 16 anni e si vorrebbe portare a 18, e l'adozione di una base fondamentale di conoscenze che nella scuola primaria dovrebbe essere assicurata a tutti.

Questo zoccolo duro del sapere dovrebbe essere uno strumento per lottare contro l'insuccesso scolastico, o almeno contro le sue manifestazioni più gravi. Molta enfasi è posta, nel dibattito attualmente in corso in Francia, sull'importanza della lettura. Si tratta di una riscoperta e di un rilancio di questa fondamentale capacità, fondati sulla base di alcune sconfortanti rivelazioni statistiche. Risulta infatti che percentuali intollerabili della popolazione francese, fra il cinque e il quaranta per cento, non sanno leggere, o leggono con difficoltà, o non sanno scrivere, o scrivono in modo scorretto e a volte incomprensibile. Si mettono dunque a punto metodi innovativi sia per la prima alfabetizzazione nella scuola primaria, sia per corsi di recupero ai quali è affidata la sfida di recuperare, per quanto possibile, i troppi naufraghi del cosiddetto analfabetismo di ritorno. Sappiamo tutti che in materia di lettura se Parigi piange figuriamoci se Roma ride: sarebbe bello se anche da noi si prendesse atto di questa priorità, e se invece di trastullarsi con le tre I chi ci governa si proponesse di trasformare gli italiani in un popolo di lettori.

 

                                                  a.v.  

 

 

 
 

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