1943:
è primavera ma nel Casentino gli spari e gli scoppi
coprono il canto degli uccelli. A Vallucciole l'eccidio
più efferato della Seconda Guerra Mondiale. Ce
lo racconta la Fantastica

Una
lettera che salta, danza, scherza il proprio significato
e si trasforma in un suono nuovo. Un gesto creativo leggero
come un apostrofo è piccolo solo in apparenza, perché
sa trascinare un discorso intero verso altre sfumature.
Da lì, è una cascata di parole che mutano,
sulle prime stranianti eppure cristalline. Lo smarrimento
del paradosso dura infatti solo un istante, prima di lasciare
rapidamente sempre più spazio a punti di vista imprevedibili
su una realtà diversa.
Realtà
che è quella drammatica di un episodio della storia
contemporanea a cui il tempo non ha potuto togliere nulla
della sua originaria tragicità.
Nella primavera del 1943 le colline del Casentino sono teatro
di una delle più gravi stragi nazifasciste accadute
in Italia nel corso della Seconda guerra mondiale. L’eccidio
di Vallucciole, centonove civili uccisi dalla famigerata
divisione tedesca Hermann Goering, è una memoria
straziante che viene rivissuta in pagine vivide di presenza
e di emozione.
Emozione
che si ricompone in parole di grande sincerità, che
travolgono per la nitidezza con cui aderiscono al registro
della testimonianza diretta. E’ la voce di un uomo
qualunque, inerme di fronte alla Storia, ma attaccato ferocemente
alla vita, a farsi nuovo narratore dei fatti, attraverso
una oralità popolare asciutta ma ribollente di dolore.
La prosa prima, e a chiudere i versi di un cantico laico
vibrante e denso di spirito umano, tornano a rendere viva
una sciagura che non può essere dimenticata.
Filippo Nibbi
|