Si
registrano progressi nello studio delle espressioni facciali
legate alle emozioni. Il ruolo, come sempre problematico,
dell'intelligenza artificiale. La premonizione di Charles
Darwin
Il
riconoscimento delle emozioni tramite l’analisi delle
espressioni facciali ha da sempre affascinato psicologi
e scienziati e rappresenta un’ampia area di studio
della psicologia e delle neuroscienze. Già negli
anni ’70 la ricerca di Paul Ekman e Wallace Friesen
giunse al riconoscimento dell’universalità
interculturale delle espressioni facciali e delle emozioni
di base come rabbia, felicità, disgusto e sorpresa.
Ciò ebbe come esito lo sviluppo del FACS (Facial
Action Coding System), ossia un sistema di codifica
delle espressioni facciali associate a determinati stati
emotivi.
Negli
ultimi anni le nuove tecnologie, con l’ausilio dell’intelligenza
artificiale, hanno iniziato a replicare questa capacità
umana, permettendo ai computer di analizzare microespressioni
e variazioni sottili nel volto umano. Esistono anche software
capaci di analizzare il tono della voce ed il linguaggio
del corpo al fine di trarre inferenze sugli stati emotivi
dell’individuo. Il loro impiego abbraccia diversi
campi, dal customer service alla psicoterapia, fino alla
sicurezza e al monitoraggio della salute mentale.
Tuttavia,
la crescente diffusione di questi strumenti non ha mancato
di sollevare importanti preoccupazioni etiche e legali.
E’ per questo che l’Unione Europea ha deciso
di intervenire a livello legislativo promulgando l’AI
Act, una regolamentazione che stabilisce limiti rigorosi
sull’uso di sistemi di intelligenza artificiale impiegati
per il riconoscimento delle emozioni. Il regolamento, entrato
in vigore il 2 febbraio 2025, considera tali strumenti come
“pratiche ad alto rischio” e ne vieta l’utilizzo
in particolari contesti, come i luoghi di lavoro e gli istituti
scolastici, a meno che non ci siano motivi medici o di sicurezza.
Secondo
l’AI Act è proibito l’utilizzo dell’AI
per monitorare le emozioni degli studenti durante le lezioni
o per valutare lo stress e le reazioni emotive dei lavoratori.
Inoltre, la normativa distingue tra la semplice rilevazione
di espressioni facciali – ad esempio per contare i
sorrisi in un programma televisivo – e la deduzione
di stati emotivi, che invece rientra nelle pratiche vietate.
Sono previste sanzioni severe, fino al 7% del fatturato
globale, a quelle aziende che non si adegueranno alle nuove
regole.
Le
finalità dell’Unione Europea sembrano abbastanza
chiare: bilanciare lo sviluppo tecnologico con il rispetto
della dignità umana, strumento al servizio delle
persone non mezzo per manipolare o influenzare il comportamento,
anche in modo subliminale.
L’avvento
di tali norme segna un deciso e significativo passo nella
regolamentazione dell’AI, andando a stabilire un precedente
che potrebbe influenzare il campo legislativo anche al di
fuori di quello europeo. Adesso occorre attendere di vedere
come il settore sarà capace di adattarsi a queste
nuove restrizioni e quali saranno gli sviluppi futuri in
campo etico e tecnologico.
Clemente Porreca
* Anche Charles Darwin affrontò questo tema nel saggio
L’espressione delle emozioni nell’uomo e
negli altri animali del 1872. In quest’opera,
il padre dell’evoluzionismo sosteneva che le emozioni
siano innate e associate a espressioni facciali e corporee
comuni a tutte le etnie e culture umane. Inoltre, riteneva
che le manifestazioni emotive rappresentassero residui di
risposte un tempo funzionali al processo evolutivo
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