FOGLIO LAPIS - APRILE- 2025

 

Si registrano progressi nello studio delle espressioni facciali legate alle emozioni. Il ruolo, come sempre problematico, dell'intelligenza artificiale. La premonizione di Charles Darwin

 

Il riconoscimento delle emozioni tramite l’analisi delle espressioni facciali ha da sempre affascinato psicologi e scienziati e rappresenta un’ampia area di studio della psicologia e delle neuroscienze. Già negli anni ’70 la ricerca di Paul Ekman e Wallace Friesen giunse al riconoscimento dell’universalità interculturale delle espressioni facciali e delle emozioni di base come rabbia, felicità, disgusto e sorpresa. Ciò ebbe come esito lo sviluppo del FACS (Facial Action Coding System), ossia un sistema di codifica delle espressioni facciali associate a determinati stati emotivi.

Negli ultimi anni le nuove tecnologie, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, hanno iniziato a replicare questa capacità umana, permettendo ai computer di analizzare microespressioni e variazioni sottili nel volto umano. Esistono anche software capaci di analizzare il tono della voce ed il linguaggio del corpo al fine di trarre inferenze sugli stati emotivi dell’individuo. Il loro impiego abbraccia diversi campi, dal customer service alla psicoterapia, fino alla sicurezza e al monitoraggio della salute mentale.

Tuttavia, la crescente diffusione di questi strumenti non ha mancato di sollevare importanti preoccupazioni etiche e legali. E’ per questo che l’Unione Europea ha deciso di intervenire a livello legislativo promulgando l’AI Act, una regolamentazione che stabilisce limiti rigorosi sull’uso di sistemi di intelligenza artificiale impiegati per il riconoscimento delle emozioni. Il regolamento, entrato in vigore il 2 febbraio 2025, considera tali strumenti come “pratiche ad alto rischio” e ne vieta l’utilizzo in particolari contesti, come i luoghi di lavoro e gli istituti scolastici, a meno che non ci siano motivi medici o di sicurezza.

Secondo l’AI Act è proibito l’utilizzo dell’AI per monitorare le emozioni degli studenti durante le lezioni o per valutare lo stress e le reazioni emotive dei lavoratori. Inoltre, la normativa distingue tra la semplice rilevazione di espressioni facciali – ad esempio per contare i sorrisi in un programma televisivo – e la deduzione di stati emotivi, che invece rientra nelle pratiche vietate. Sono previste sanzioni severe, fino al 7% del fatturato globale, a quelle aziende che non si adegueranno alle nuove regole.

Le finalità dell’Unione Europea sembrano abbastanza chiare: bilanciare lo sviluppo tecnologico con il rispetto della dignità umana, strumento al servizio delle persone non mezzo per manipolare o influenzare il comportamento, anche in modo subliminale.

L’avvento di tali norme segna un deciso e significativo passo nella regolamentazione dell’AI, andando a stabilire un precedente che potrebbe influenzare il campo legislativo anche al di fuori di quello europeo. Adesso occorre attendere di vedere come il settore sarà capace di adattarsi a queste nuove restrizioni e quali saranno gli sviluppi futuri in campo etico e tecnologico.

 

Clemente Porreca


* Anche Charles Darwin affrontò questo tema nel saggio L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli altri animali del 1872. In quest’opera, il padre dell’evoluzionismo sosteneva che le emozioni siano innate e associate a espressioni facciali e corporee comuni a tutte le etnie e culture umane. Inoltre, riteneva che le manifestazioni emotive rappresentassero residui di risposte un tempo funzionali al processo evolutivo

                                                                 

 

 


                                           

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