FOGLIO LAPIS - APRILE- 2021

 

Le nuove tecnologie hanno prodotto una straordinaria evoluzione delle modalità comunicative. L'esempio della scuola, dove le restrizioni imposte dalla pandemia hanno esaltato il ruolo dei contatti informatici. Ma il futuro ci prospetta altre fondamentali innovazioni

 

Già nel IV secolo a.C. Aristotele aveva ascritto l’uomo ad animale sociale, tendente ad aggregarsi ad altri individui e a costituirsi in società. E anche volendo tener da parte i diversi modelli sociali di cui la storia è testimone, è fuori discussione il fatto che l’interazione sociale non può assolutamente prescindere dalla comunicazione. Anche il primo assioma della teoria di Watzlawick attesta che è impossibile non comunicare, nessuno può sottrarsi a ciò, perché anche se non parliamo sarà il nostro corpo a farlo per noi.

Il termine deriva dal verbo latino “comunicare”, ossia mettere in comune, condividere, in altre parole, rendere partecipi gli altri dei propri pensieri, opinioni, sensazioni, esperienze e sentimenti. Lo stesso Bowlby ci insegna che le relazioni interpersonali sono essenziali per lo sviluppo dell’individuo, esse sono uno dei bisogni innati e imprescindibili dell’essere umano, tramite il quale riusciamo a stabilire relazioni significative con la realtà circostante e con gli altri. Pertanto, se lo scambio di informazioni dovesse risultare difficile, a risentirne sarà la relazione stessa e, di conseguenza, il benessere psicologico del soggetto.

Si comunica per dare un significato alla realtà, e come ci ricorda Tommasello, la comunicazione nell’uomo non è mai fine a se stessa, essa è principalmente di tipo cooperativo ed avviene all’interno di una “intenzionalità condivisa”.

L’uomo comunica ed ha comunicato utilizzando una molteplicità di canali che nei diversi periodi storici hanno di volta in volta avuto una rilevanza maggiore rispetto ad altri. Ed è indubbio che durante il XX secolo, con l’avvento di internet, si sia assistito ad una svolta epocale sul piano della comunicazione. Il web ha tenuto a battesimo l’era del “villaggio globale”, per dirla con McLuhan, il mondo si è ristretto divenendo più piccolo e la comunicazione ha acquisito un canale in più che in pochissimo tempo si è rivelato indispensabile. Ciò ha agevolato ed arricchito notevolmente la comunicazione permettendo agli individui di rimanere in contatto e di collaborare tra loro a prescindere dal paese di provenienza o di ubicazione.

Negli ultimi anni grande rilevanza ha acquisito la videotelefonia, una particolare forma di telecomunicazione, che offre la possibilità di trasferire a distanza, in tempo reale, informazioni e movimento, senza la necessità di essere fisicamente presenti nello stesso luogo. Interessante è ricordare come una delle prime dimostrazioni di tale tecnologia risalga al 1964 da parte della AT&T che a New York durante l’esposizione mondiale presentò il suo primo videocitofono registrato con il marchio Picturephone. Curioso è ricordare che tale sistema era stata progettato per aiutare gli utenti sordi a comunicare tra loro utilizzando il linguaggio dei segni.

Ancora una volta una tecnologia al servizio della disabilità si è dimostrata utile per migliorare la qualità della vita di tutti. Se per anni le videotelefonia ha incontrato ostacoli derivanti dagli alti costi e dalle difficoltà di utilizzo su linee telefoniche analogiche in rame decisamente lente, è dal 1990 che si è avuto un’inversione di tendenza. L’introduzione di codec video più efficienti ed un minor costo nella trasmissione dati ad alta velocità, dall’ISDN alla connessione internet in fibra ottica, fino alle videochiamate su mobile devices, hanno segnato la rivoluzione comunicativa che tutti conosciamo.

Proprio questo particolare periodo di pandemia ha inciso notevolmente sulle modalità e gli stili comunicativi di tutti noi, sia in ambito sociale, lavorativo che formativo. Internet ha avuto l’indubbio merito di influenzare tutti i livelli di istruzione fornendo possibilità di apprendimento a volte sconosciute. Insegnanti e studenti hanno potuto utilizzare apposite piattaforme web per creare e condividere conoscenze e sviluppare nuovi modi di insegnare e apprendere, e lo hanno potuto fare in qualsiasi momento, ovunque, ed utilizzando qualsiasi dispositivo. Le lezioni in classe sono state sostituite da quella che ormai è nota a tutti come DaD. Tramite la didattica a distanza intere classi hanno potuto sopperire alla mancata presenza fisica, di compagni e docenti, avvalendosi della mediazione dei supporti informatici.

Le riunioni in presenza, non solo in ambito scolastico, hanno lasciato il posto alle video conferenze. Ed è proprio sulla scia di quanto accaduto e in previsione di un sempre maggior utilizzo del web meeting che la società di Redmond durante l’evento Microsoft Ignite 2021, il raduno annuale dei leader e professionisti della tecnologia, ha annunciato Mesh, un progetto destinato a rivoluzionare il pianeta delle video call. La piattaforma basata sulla tecnologia della realtà mista (mixed reality) è stata progettata per consentire ai partecipanti di interagire in modo più stretto ed intimo con i propri interlocutori. Si tratta di esperienze olografiche condivise tali da permettere a soggetti collocati in spazi anche molto lontani fra loro di proiettare la propria immagine tridimensionale (avatar) all’interno di un unico ambiente virtuale.

Il passo successivo, già annunciato, sarà quello del teletrasporto olografico (holoportation), in cui si potrà anche interagire con gli oggetti virtuali presenti o traslati nella postazione di lavoro. Al momento sarà disponibile su visori VR (virtual reality) quali HoloLens 2, ma a breve raggiungerà tablet, smartphone, PC e presto, avvalendosi dell’infrastruttura cloud di Azure, potrebbe essere integrata a Teams e Dynamics 365.

Cosa ci prospetta il futuro ancora non ci è dato conoscere, ma sicuramente assisteremo ad un sovvertimento dell’esperienza comunicativa finora conosciuta ed ad un ripensamento dei tradizionali vincoli di spazio e di tempo.

                                                                      Clemente Porreca          

 

 


                                           

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