FOGLIO LAPIS - APRILE- 2020

 

Proiettati in una dimensione surreale, per recuperare il contatto perduto studenti e insegnanti si sono rifugiati nelle tecnologie informatiche – Non tutti erano pronti, non tutti disponevano degli strumenti necessari, molti hanno dovuto improvvisare – I precedenti storici: corsi per corrispondenza in Svezia un paio di secoli fa

 

Una cartolina con la frase "L'ottimismo è l'oppio dei popoli! Lo spirito sano puzza di imbecillità!" costerà al giovane Ludvik l'espulsione dal partito e dall'università, innescando una catena di eventi negativi, che precipiteranno, inesorabilmente, di disgrazia in disgrazia. Le possibilI conseguenze di quel gesto ingenuo erano lontane dall'essere immaginate. Quello che accomuna il protagonista di Lo scherzo, il primo romanzo di Milan Kundera, al particolare periodo storico che stiamo vivendo è la potenza di accentuare l'intolleranza verso le piccole cose ed il dono di unire rabbia e gioco, odio e tenerezza, soliditarietà e indifferenza, disperazione e fratellanza, nichilismo e sogno.

Uno scherzo mal riuscito è stato il giorno in cui studenti ed insegnanti si sono ritrovati catapultati in una dimensione a dir poco surreale, priva di corridoi affollati, zaini colorati e fila alle macchinette. Le scuole erano chiuse e si è dovuta fronteggiare, in fretta e furia, una situazione molto diversa da quella della normale routine scolastica. Ed è proprio in tale contesto che le nuove tecnologie e i canali di comunicazione disponibili sono divenuti ottimi alleati per ovviare alla distanza fisica e permettere, nel limite del possibile, di vivere una dimensione molto più ampia e varia della classe tradizionale, rivoluzionando gli spazi domestici e, in molti casi, coinvolgendo anche i genitori, in una nuova forma di homeschooling.

All’improvviso tutte le scuole e le altre agenzie formative si sono trovate proiettate nell'universo della FaD (Formazione a Distanza), alcune erano già pronte, ma la maggior parte sono state costrette ad improvvisare. Gli sforzi profusi sono stati notevoli, anche da parte dei più riottosi, ma a mancare è stata la metodologia didattica specifica dell’e-learning, perché è difficile assimilare e sviluppare in pochi giorni nuove metodologie, farle proprie, scoprirne le opportunità e i limiti. A questo occorre aggiungere gli ostacoli legati a problemi tecnologici come ad esempio la difficoltà di accedere alla rete, la velocità di trasmissione dei dati, le conoscenze informatiche degli utenti, accentuando il divario con chi possiede strumenti e conoscenze specifiche del settore. Senza parlare delle specifiche esigenze degli allievi con bisogni educativi speciali e ancor di più di quelli con disabilità.

Già in Svezia nel 1833 esistevano corsi per corrispondenza e nel 1840, nel Regno Unito, Isaac Pitnam realizzò il primo corso di stenografia per corrispondenza: quello che, grazie anche all'introduzione del penny post, potremo definire il primo corso strutturato a distanza.

Con lo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche l’e-learning entra nella terza generazione di FaD che, a differenza di quelle precedenti, permette di recuperare i presupposti sociali dell'apprendimento: da una parte vi sono i "materiali" messi a disposizione, che generano un apprendimento di tipo individuale e assistito e, dall'altro, la rete che favorisce un apprendimento di tipo cooperativo e collaborativo, mediante l’utilizzo di gruppi di lavoro e l'interazione, in modalità sia sincrona che asincrona, tra i soggetti coinvolti nel processo formativo.

L'accentuazione del contributo che scaturisce dall'interazione comune fa virare la didattica verso la FoL (formazione online) - la FaD di quarta generazione -, in cui l'elemento chiave di questo modello concettuale è l’idea di comunicazione e di apprendimento come processi sociali.

Naturalmente perchè questo sforzo abbia un senso occorrerà una rimodulazione didattica che dovrà essere concordata e condivisa negli organi collegiali specifici, pur nel rispetto dell'autonomia delle singole realtà scolastiche e non circoscritta ai soli momenti di difficoltà. Tema cruciale sarà anche cercar di risolvere l'annoso problema della valutazione del percorso formativo e le problematiche legate alla privacy nelle connessioni telematiche. La vera sfida consisterà nel trasformare una criticità in un'opportunità.

Forse questa esperienza ci farà riflettere sull’importanza delle nuove metodologie educative, sempre decantate ma difficilmente applicate nella quotidianità del fare scuola, oppure relegate alla sola presenza di tablet e LIM in classe.

Coscienti che la scuola abbia una funzione sociale ancor prima che didattica, l’obiettivo sarà riuscire a comprendere in pieno le potenzialità e l'apporto educativo delle nuove tecnologie e fare in modo di utilizzarle sempre e non solo durante le emergenze, magari contemperandole alle forme di educazione tradizionale, in quella che si è soliti denominare blended education.

Non sappiamo se sarà questa la cartolina che il mondo dell'istruzione, dopo aver partecipato da protagonista al più partecipato corso di aggiornamento che si ricordi, vorrà inviare alla storia.

 

                                                                     Clemente Porreca           

 

 


                                           

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