FOGLIO LAPIS - APRILE - 2018

 
 

Erano già obbligatori quattro vaccini, ora la nuova legge ha esteso la procedura a un'altra decina di malattie a rischio epidemico, raccomandandone ancora quattro per le quali non si arriva all'obbligo – Obiettivo: arrivare a una copertura del 95 per cento per garantire la cosiddetta immunità di gregge – Ma ci sono resistenze: da una parte si contesta il carattere coercitivo della legge, dall'altra si mette in dubbio l'efficacia dei vaccini

 

Nove vaccinazioni obbligatorie, quattro “fortemente raccomandate”. La legge n. 119 del 31 luglio scorso parla chiaro. Secondo le linee proposte dal ministero della Salute, e personalmente caldeggiate dal ministro Beatrice Lorenzin, si tratta di perseguire un obiettivo raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità: una copertura del 95 per cento, tale da garantire la cosiddetta immunità di gregge, o di branco, proteggendo dalle malattie in questione anche una piccola minoranza residua di soggetti non vaccinati. La misura riguarda i minori fino ai sedici anni, e in pratica consiste nell'estensione dell'obbligo già esistente (difterite, tetano, poliomielite, epatite B), ad altre malattie a rischio epidemico: morbillo, parotite, rosolia, pertosse, il batterio Haemophilus tipo b, varicella. Non obbligatorie ma raccomandate altre quattro vaccinazioni: antimeningococciche B e C, antipnemumococcica, anti-rotavirus.

Poiché il gruppo interessato a queste misure comprende l'intera popolazione scolastica dell'obbligo, e poiché è proprio la scuola l'ambiente favorevole ai contagi, la legge 119 è stata elaborata in collaborazione con il ministero dell'Istruzione, e prevede una serie di verifiche affidate proprio all'organizzazione scolastica. In poche parole, se non si dimostra che sono state regolarmente fatte le vaccinazioni obbligatorie non si entra in classe. Poiché la scadenza degli adempimenti vaccinali era stata fissata al 10 marzo, già le cronache ci parlano dei primi interventi di esclusione. Si tratta ovviamente di allontanamenti provvisori dalla scuola, una volta che l'alunno si è messo in regola con i vaccini sarà immediatamente riammesso ai corsi. Nel frattempo i genitori inadempienti saranno stati puniti con una sanzione amministrativa dai cento ai cinquecento euro: la variabilità dipende dal grado di omissione, se totale o parziale.

Il sistema delle vaccinazioni, come accade sistematicamente ogni volta che s'introducono  obblighi di legge, è stato investito da non poche polemiche. Ciò che non piace a tutti è la costrizione, che d'altra parte sembra necessaria se si vuole raggiungere l'obiettivo sanitario di una copertura al 95 per cento, in assenza del quale tutto rischierebbe di essere inutile o comunque di lasciare aperte falle vistose all'espandersi di questa o quella malattia.

Oltre a questo c'è anche una corrente di opinione, marginale ma non  insignificante, che non crede all'efficacia dei vaccini e arriva addirittura a considerarli dannosi. In materia c'è un'ampia casistica di aspre polemiche, rifiuti e falsi allarmi, come quello che imputerebbe ad alcuni vaccini effetti collaterali particolarmente gravi: si è parlato di affezioni gastro-intestinali croniche, addirittura di autismo. Tutte illazioni che sono state sistematicamente smentite da autorevoli studi. Del resto non si può fare a meno di ricordare che proprio le vaccinazioni hanno permesso di debellare alcune malattie che una volta imperversavano mietendo vittime da un capo all'altro del pianeta, a cominciare dal vaiolo. In fondo si tratta di scegliere fra i seguaci dell'”antivaccinismo”, secondo i quali, fra l'altro, questa pratica  non fa che servire gli interessi delle multinazionali farmaceutiche. Ma di fronte agli “antivaccinisti” sta la comunità scientifica, e la scelta non pare difficile.

 

                                         f. s. 

    


                                                  

 
 

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