FOGLIO LAPIS - APRILE - 2017

 
 

Si dibatte a Parigi attorno ai sistemi di distribuzione degli alunni fra gli istituti d'istruzione secondaria – L'ambizioso obiettivo è quello di evitare la segregazione sociale nell'istruzione pubblica, inevitabile se prevalesse il criterio abitativo – Qualche risultato è stato raggiunto con l'applicazione Affelnet – Ma secondo le associazione dei genitori il più resta da fare, anche perché difficilmente un algoritmo può essere in grado di definire una politica

 

Se i licei fossero frequentati soltanto da chi vive nei paraggi dell'istituto, si determinerebbe nelle scuole una inaccettabile segregazione sociale. Gli istituti presenti nei quartieri più disagiati, le famose banlieues straripanti di problemi e spesso ribollenti di rabbia, ne riprodurrebbero infatti al loro interno la composizione etnica ed economica, rinunciando così a quella funzione di crogiolo che dovrebbe esercitare una scuola moderna in un Paese multietnico, caratterizzato da profonde disparità economiche e sociali. Il tema è molto sentito in Francia, Paese multietnico per eccellenza, dove un malessere sociale inaccettabile in sé, e fonte di incentivi alla criminalità giovanile, è anche preso a pretesto da chi su questa base arruola volontari per il terrorismo.

Il meccanismo ideato per ovviare a questi sviluppi, perseguendo l'ideale di un'integrazione di fatto realizzata attraverso la comunità della scuola e della classe, si chiama Affelnet. E' in pratica un'applicazione che fondandosi su vari elementi assegna ogni singolo ragazzo ad un particolare liceo. I parametri presi in esame sono i risultati scolastici nel precedente livello d'istruzione, la vicinanza geografica e la condizione di borsista. In particolare la presenza dei borsisti, ragazzi provenienti da famiglie a basso reddito fa discutere sul funzionamento dell'applicazione Affelnet. Nei quattro distretti scolastici di Parigi, per esempio, che ospitano in totale settantaquattro licei pubblici, questa presenza è fortemente squilibrata: c'è un 31 per cento di borsisti nei popolari arrondissements orientali, 2il 4 per cento a nord, il 19 a sud e soltanto il 12 per cento a ovest, dove si trovano i quartieri della borghesia benestante.

I sostenitori del sistema fanno notare che Affelnet ha permesso in dieci anni di ridurre del trenta per cento la segregazione sociale. Ma non basta, secondo le principali associazione dei genitori, che propongono di migliorare il meccanismo modificando i criteri di selezione. C'è chi propone, per esempio, che in ogni liceo un terzo degli studenti sia costituito da ragazzi con buon rendimento nelle classi preparatorie, un terzo da alunni con rendimento medio, e il rimanente terzo da borsisti. Altri sostengono che a Parigi, per raggiungere un grado soddisfacente d'integrazione, potrebbe bastare la soppressione pura e semplice dei quattro distretti scolastici, in modo da applicare la formula Affelnet all'intera metropoli nel suo complesso. Il dibattito è aperto, e figura fra i temi non del tutto secondari della campagna elettorale per la scelta del successore di François Hollande alla presidenza della repubblica. Non sono soltanto considerazioni didattiche, ma anche  l'inquietante situazione nelle banlieues, con le sue periodiche esplosioni di violenza, a imporre il tema all'attenzione pubblica. Infatti quell'integrazione che fatica a procedere nei quartieri forse trarrebbe beneficio dal rimescolare nelle classi i ragazzi delle varie etnie, religioni e condizioni sociali. Senza più scuole-ghetto, e nemmeno scuole per figli di papà.

 

 

 

                                         l. v. 

    


                                                  

 
 

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