FOGLIO LAPIS - APRILE - 2015

 
 

Un suggerimento di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, riapre fra molte polemiche l'eterno dibattito sul calendario scolastico – Troppo lunghe le vacanze estive? - Perché non approfittarne destinando parte di quel tempo a programmi di scuola-lavoro? - Le reazioni sono generalmente ostili soprattutto da parte di studenti e sindacati, anche per il timore che qualcuno possa cogliere l'occasione per lucrare su una forza lavoro gratuitamente disponibile

 

Secondo il ministro Giuliano Poletti tre mesi di vacanze estive sono troppi, ma al tempo stesso sono una risorsa che si potrebbe utilizzare al meglio. Come? Per esempio impiegando quel tempo, o parte di esso, per integrare programmi di scuola-lavoro. La proposta nasce dalla considerazione della necessità di una scuola il più possibile vicina al mondo produttivo: si tratta dunque di superare anche per questa via il baratro che separa il sistema educativo dalle attività economiche, in altre parole dalla società attiva. L'esternazione ministeriale ha provocato reazioni generalmente polemiche: si ricorda infatti da un lato che qualcosa del genere già esiste, su base volontaria, dall'altro che una generalizzazione del meccanismo potrebbe portare a forme di sfruttamento del lavoro minorile, sia pure in qualche modo nobilitate dalla finalità formativa del progetto.

Poi è toccato alla diretta responsabile del sistema educativo, la ministra Stefania Giannini, il compito di precisare i connotati della questione. Siamo di fronte, dice la titolare del ministero di Viale Trastevere, a un problema effettivo. Si tratta infatti di superare finalmente “la cultura che separa lo studio dal lavoro”: lo si può fare rilanciando l'alternanza scuola-lavoro nel quadro dell'autonomia scolastica. Questo significa che ogni istituto può scegliere di praticare questa alternanza al di fuori degli orari dell'attività didattica: dunque eventualmente anche nel corso delle vacanze estive. Naturalmente l'idea non è di quelle destinate a entusiasmare i sindacati dei docenti: un rappresentante della CGIL Scuola rifiuta categoricamente la prospettiva di quelli che definisce polemicamente “stages non retribuiti”, e al tempo stesso solleva il problema degli organici supplementari che l'iniziativa renderebbe necessari. Anche gli studenti sono in larga maggioranza risolutamente contrari: lo conferma un sondaggio ad hoc. Non toccate le nostre vacanze, dicono i ragazzi.

Del resto se è vero che in Italia la sospensione estiva delle attività scolastiche è particolarmente prolungata, questo non vuol dire che il numero di ore complessivamente trascorse sui banchi nel corso dell'anno sia significativamente inferiore. Prendiamo il caso della Germania: è vero che nelle scuole tedesche la pausa estiva dura meno della metà di quella italiana (in alcuni Länder sei settimane contro le tredici del nostro Paese), ma è altrettanto vero che il calendario scolastico nella Repubblica Federale è costellato di lunghe vacanze: Natale, Pasqua, Pentecoste. In alcuni Länder (come si sa in Germania il sistema scolastico è organizzato a livello dei singoli Stati federati) c'è perfino un periodo di sospensione che discende dall'antica consuetudine rurale che vedeva i ragazzi impegnati nei campi, accanto agli adulti, nei giorni destinati alla raccolta delle patate. A conti fatti, il calendario scolastico tedesco ha più o meno la stessa durata di quello italiano.

Infine bisogna considerare, proprio da un punto di vista formativo, l'opportunità che i ragazzi non si vedano sottratta una parte eccessiva del tempo a loro disposizione. Dovrebbero anzi essere incoraggiati a gestire il tempo libero, non necessariamente nell'alveo di indicazioni scolastiche. Lo stesso ministro Poletti ricorda che i suoi figli durante le vacanze estive vanno a scaricare frutta: lo fanno di propria iniziativa, senza bisogno di stimoli ufficiali. La scuola potrebbe intervenire a cose fatte, alla ripresa autunnale. Avete fatto durante l'estate esperienze su cui vale la pena di ragionare? Ebbene parliamone, confrontiamo le esperienze, i ricordi, i successi, le delusioni.

                                           f. s. 

    


                                                  

 
 

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