FOGLIO LAPIS - APRILE - 2014

 
 

Un tempo idioma internazionale per eccellenza, oggi soppiantato dall'inglese, il francese è parlato da circa 220 milioni di persone – Una cifra destinata a crescere rapidamente: è vero che la popolazione dell'Esagono è quasi stabile, ma la galoppante demografia africana farà sì che a metà secolo i francofoni saranno più di settecento milioni – Purché all'espansione della domanda corrisponda un parallelo sviluppo dell'insegnamento

 

É stata per secoli la lingua internazionale per eccellenza, lingua della diplomazia, degli scambi e della cultura. Anche lingua delle aristocrazie europee: non a caso l'incipit di Guerra e pace è proprio un'elegante conversazione in francese che si svolge fra duchi e principi in un salotto russo. Era l'idioma degli ambasciatori, non a caso provenienti spesso dalle casate nobiliari. Questo ruolo di lingua franca il francese lo aveva ereditato dal latino, e successivamente lo ha ceduto all'inglese. Una detronizzazione che a Parigi e dintorni è vissuta con disagio, infatti è proprio Oltralpe che la mania internazionale d'infarcire le lingue di termini inglesi e di anglicismi viene tenacemente contrastata. Per esempio in tutto il mondo si dice computer, hardware, software: ma non in Francia, dove si preferisce ordinateur, matériel, logiciel. C'è in tutto questo un po' di sciovinismo e un pizzico di civetteria: due caratteri tipicamente francesi.

Del resto gli abitanti dell'Esagono hanno un altro asso nella manica per fermare il declino della loro lingua, anzi per poterla tranquillamente considerare sulla rampa del rilancio. Si tratta di due fattori: il retaggio della storia coloniale e gli elevatissimi tassi di sviluppo demografico di molti fra i paesi usciti dalla dominazione di Parigi. Per esempio dei paesi africani, dove la lingua di Rabelais, Flaubert e Proust è parlata in aree vastissime e sempre più popolate: dal Maghreb al Madagascar, dal Sénégal al Congo. Tutta quella parte di continente nero che nelle antiche carte geografiche era colorata in violetto, risaltando nettamente contro il rosa dei possedimenti di sua maestà britannica.

Fatto sta che il francese, parlato oggi da circa 220 milioni di persone, fra dodici anni sfiorerà il raddoppio, e a metà secolo sarà la lingua di oltre settecento milioni, fra i quali più di mezzo miliardo di africani. Naturalmente questi sviluppi sono visti a Parigi con estrema soddisfazione. Ma non mancano le preoccupazioni: infatti la tendenza demografica africana comporta una sfida, la necessità di affiancarvi un parallelo sviluppo dell'”offerta” linguistica. Il sessanta per cento dei francofoni, si fa notare, ha meno di trent'anni e la loro età media è destinata a contrarsi ulteriormente. Non così l'età media di chi il francese lo insegna, che invece è piuttosto elevata e continua a  crescere. Bisogna insomma svecchiare le cattedre, oltre che moltiplicarle.

Per questo l'Institut Français, l'ente pubblico preposto alla diffusione della lingua e della cultura francese, ha lanciato, in una giornata espressamente dedicata alla francofonia, una campagna denominata “Centomila professori per l'Africa”. Naturalmente si fa ricorso alle tecnologie più aggiornate, con programmi e corsi online (scusate, en ligne) ad accesso libero per studenti e docenti. A oltre mezzo secolo dalla decolonizzazione bisogna anche combattere i residui rancori dei popoli dominati, che si sono a lungo manifestati e a volte ancora si manifestano proprio con il rifiuto di quella che fu la lingua dei dominatori. L'arma migliore è proprio la qualità espressiva e culturale di questa lingua: in fondo il francese è quanto di meglio l'esperienza coloniale ha lasciato, in Africa e altrove.

 

                                         l. v. 

    


                                                  

 
 

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