FOGLIO LAPIS - APRILE - 2012

 
 

C'era l'impegno a raggiungere nel 2010 il dodici e mezzo per cento di adulti impegnati nella formazione permanente, siamo invece poco sopra il cinque - Intanto l'asticella europea è stata alzata al quindici per cento – Per recuperare lo svantaggio, i passi che si vanno facendo appaiono del tutto inadeguati – Si vorrebbe risolvere il problema senza oneri aggiuntivi per i pubblici bilanci, e senza formare specificamente i docenti

 

Il 1° settembre 2011 avrebbe dovuto prendere avvio la  riforma del sistema di educazione degli adulti attraverso la “trasformazione” dei CTP (Centri Territoriali Permanenti) e dei Corsi serali per adulti nei nuovi Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA). Alla resa dei conti, invece, questa riforma è ancora una bozza di regolamento ed eventuali modifiche significative dell’attuale impianto sono rimandate al 2013. La mancata applicazione del provvedimento – che ovviamente ha già suscitato diverse reazioni fra gli addetti ai lavori – rimane tuttavia un’occasione per fare il punto della situazione sulla formazione in età adulta nel nostro paese.

Che l’argomento meriti la dovuta attenzione lo rivelano già alcuni dati estremamente significativi: la “Strategia di Lisbona” fissava al 2010 la deadline entro cui raggiungere la soglia del 12,5% di popolazione adulta (dai 25 ai 64 anni) impegnata in attività di formazione ed educazione permanente. Questo obiettivo, già alla portata di alcuni paesi dell’Unione Europea ben prima della scadenza concordata, rimane invece molto lontano per l’Italia, i cui ultimi dati riferiscono di una percentuale poco superiore alla situazione di partenza del 2001 (il 5,1%). Pur volendo concedere al nostro Paese tutte le attenuanti del caso (dalle discutibili modalità di rilevazione alle drammatiche conseguenze prodotte, anche in campo formativo, dalla crisi economica del 2008, che da noi si è fatta sentire più che altrove), la valutazione complessiva sul nostro sistema di educazione degli adulti è impietosa, specie se affiancata ad altre indagini sulle competenze linguistiche (valga a titolo di esempio la SIALS, Second International Adult Literacy Survey, promosso dall’OCSE) o sui livelli di istruzione secondaria superiore e universitaria, che puntualmente ci collocano alle ultime posizioni delle graduatorie europee. Si aggiunga, come ultima considerazione, che la prossima strategia dell’UE (2010-2020), relativamente alla percentuale di popolazione adulta inserita in programmi di formazione permanente, ha già alzato l’asticella al 15%, ragione per cui la rincorsa che da tempo ci vede impegnati è ancora lunga e faticosa.

Posta in questi termini la questione potrebbe immediatamente condurre alla bocciatura dell’attuale sistema e a considerare l’imminente riforma come necessaria e urgente. Su quest’ultimo punto si può convenire senza troppe riserve, anche perché la trasformazione delle scuole e dei centri di formazione in centri locali di apprendimento polifunzionali e accessibili a tutti è un altro degli obiettivi dettati dalla Strategia di Lisbona e che risulta pertanto vincolante. Ciò che lascia perplessi, tuttavia, è il nuovo impianto concepito dalla bozza di regolamento che, se confermato, risulterebbe non soltanto inadeguato alla soluzione delle emergenze sopra richiamate, ma rischierebbe addirittura di aprire nuovi fronti problematici dell’educazione degli adulti in Italia. Proviamo qui a proporre alcune valutazioni di fondo, sia pure in maniera estremamente sintetica.

La prima considerazione non può che riguardare gli aspetti finanziari, anche perché è proprio la Commissione Europea, al di là di ogni facile retorica, a raccomandare agli stati membri investimenti adeguati nel campo dell’istruzione e della formazione. La bozza di regolamento, al contrario, si segnala anzitutto per i ripetuti riferimenti alla “razionalizzazione” e precisa che l’applicazione dello stesso regolamento dovrà avvenire senza “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Non va dimenticato, a questo proposito, che il provvedimento in questione nasce all’interno della L. 133/2008, ovvero la legge finanziaria che ha già coinvolto il sistema scolastico e universitario, secondo gli stessi principi di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica. Stiamo insomma parlando dell’ennesima riforma a “costo zero”.

La seconda questione riguarda gli organici. Dal momento che i CPIA saranno equiparati a tutti gli effetti alle istituzioni scolastiche autonome, la loro dotazione organica avrà carattere “funzionale”. Fino a qui nulla da obiettare, se non fosse che il funzionamento di una “scuola per adulti”, presumibilmente con una massiccia presenza di utenti stranieri, presuppone una specifica flessibilità. Le esperienze pregresse, assai composite, di chi frequenta i corsi, assieme alla necessità di poter contare su mediatori linguistici e culturali, esperti in tecnologie dell’istruzione e formazione a distanza, professionisti provenienti dal mondo del lavoro e delle imprese, richiederebbero una dotazione di organico funzionale secondo criteri diversi da quelli concepiti per le scuole “normali”. A questo si aggiunga che la formazione degli insegnanti che lavoreranno nei CPIA dovrebbe essere specifica o, quantomeno, comprensiva di approfondimenti sulla didattica per competenze e sulle modalità di apprendimento in età adulta. Da questo punto di vista, invece, la bozza di regolamento non soltanto non dispone nulla, ma appare un’occasione mancata per rivedere un limite che anche gli attuali CTP e Corsi serali presentano. E’ bene ricordare, a tale proposito, che da più parti – sindacati compresi – si auspica da tempo il riconoscimento di un particolare status giuridico per il docente di istruzione degli adulti, che ne inquadri le specificità sul piano contrattuale e delle competenze.

La terza e ultima questione che qui poniamo riguarda infine l’organizzazione dei percorsi prevista dalla bozza di regolamento. Il principio della flessibilità dovrebbe applicarsi anche in questo caso, proprio perché un’utenza adulta è portatrice di esperienze umane e professionali pregresse, presuppone conoscenze e competenze di partenza assai diverse (anche dal punto di vista linguistico) ha l’esigenza di conciliare attività lavorativa e familiare con lo studio. Lo schema orario illustrato nella bozza, con la divisione piuttosto rigida e già dettagliata in periodi, che fissa anche il monte ore obbligatorio da rispettare, mal si concilia con quanto appena ricordato. Sarebbe stato opportuno, forse, ragionare anche in termini di certificazioni parziali in considerazione del fatto che i tempi di apprendimento di un adulto possono variare di molto e sono influenzati da numerosi fattori “esterni” all’esperienza scolastica.

Alle questioni fin qui poste, come detto, se ne potrebbero affiancare molte altre, a dimostrazione della ricchezza del dibattito che ormai da tempo accompagna l’iter della riforma. Ciò che qui preme sottolineare, tuttavia, è una considerazione circa la collocazione complessiva dell’EdA in Italia. Se è vero che l’educazione degli adulti è un tutt’uno con l’educazione e il sapere che la riguarda è un tutt’uno con la Scienza dell’educazione, allora è necessario che qualsiasi riforma riferita all’EdA sia inserita in una visione ampia e coerente del sistema educativo tout court, e non risulti piuttosto un provvedimento separato e a sé stante. La sensazione maturata, invece, è che le riforme del sistema di istruzione discusse negli ultimi anni nel nostro paese non siano partite da una chiara concezione pedagogica della formazione e dei suoi destinatari, ma siano piuttosto il risultato di valutazioni di altra natura, il più delle volte contabile e finanziaria. Il rischio, in altri termini, è che questa perenne rincorsa nell’emergenza o in risposta a situazioni contingenti, continui a produrre singoli “spezzoni” di un progetto che, invece, per importanza e impatto sociale, meriterebbe ben altre convergenze, altre modalità di procedere e forse anche altri sogni. 

                                         Matteo Cornacchia

    


                                                  

 
 

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