FOGLIO LAPIS - APRILE - 2009

 
 

Fra i ragazzi che hanno percorso con risultati eccellenti l’iter scolastico fino alla secondaria superiore, il sei per cento sceglie di non continuare gli studi – E fra quelli che s’iscrivono all’università, un 3-4 per cento abbandona pochi mesi più tardi, mentre altrettanti non pensano di andare oltre la laurea breve – Il “primo rapporto sugli studenti eccellenti” contiene i risultati di un’inchiesta condotta dall’Istituto Carlo Cattaneo di Bologna per conto della federazione cavalieri del lavoro

 

Sono usciti dalla secondaria di primo grado sotto il segno dell’”ottimo”, e hanno percorso i quattro o cinque anni successivi con una media costante di almeno otto decimi. Sono più donne che uomini, sei contro quattro, per quasi un terzo vengono dai licei scientifici e per oltre un quinto dai classici. Per più del quaranta per cento vengono dalle scuole del nord, un dato in realtà inquinato dall’indolenza degli istituti campani, che non hanno fornito i loro dati. Il “primo rapporto sugli studenti eccellenti” prende in considerazione i ragazzi che hanno concluso il ciclo secondario nel 2007: sono esattamente 854. Lo studio è stato realizzato dall’Istituto Carlo Cattaneo di Bologna, per conto della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro.

La prima conclusione del rapporto è che a gestire quel grande patrimonio di talenti, evidentemente preziosissimi per la comunità nazionale, i singoli vengono lasciati praticamente soli. Il risultato è quello che Giancarlo Gasperoni, responsabile della ricerca, definisce senza mezzi termini un “grande spreco”. Risulta infatti che una cinquantina di quei ragazzi ha deciso di non continuare gli studi all’università: proprio loro, i migliori. E fra quanti si iscrivono una quota significativa, fra il tre e il quattro per cento, non spinge le sue ambizioni oltre la laurea triennale, mentre una quota analoga getta la spugna dopo pochi mesi. Infine, il dodici per cento di quelli che hanno avviato gli studi universitari si è pentito subito della scelta fatta.

Siamo evidentemente di fronte a una grave carenza nell’orientamento. Molti fra i ragazzi eccellenti hanno scelto la loro facoltà universitaria soltanto a maturità acquisita, alcuni addirittura hanno lasciato trascorrere l’estate. Pregiudicando così la possibilità di accedere alle università a numero chiuso, che proprio loro hanno le qualità necessarie per frequentare. Una migliore organizzazione dell’orientamento potrebbe aiutare questi ragazzi, fin dagli anni conclusivi della secondaria superiore, a veder chiaro nel loro futuro; con evidenti vantaggi per gli interessati e per la comunità.

Che scelte hanno fatto i circa ottocento superdiplomati del 2007 che hanno proseguito gli studi? Il venti per cento ingegneria o architettura, il sedici per cento medicina o farmacia, gli altri dispersi fra tutti gli altri corsi di laurea. Un terzo di loro vorrebbe studiare all’estero: e anche qui un corretto orientamento sarebbe indispensabile. Secondo Benito Benedini, presidente della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, è assolutamente necessario non soltanto orientare meglio i ragazzi in vista di scelte così importanti, ma anche superare lo “scollamento fra università e imprese”. La situazione sul mercato del lavoro c’insegna che è anche opportuno incoraggiare un maggior numero di ragazzi a scegliere le facoltà tecnico-scientifiche.

Altri dati interessanti riguardano i contesti familiari da cui provengono gli “studenti eccellenti”. È confermata l’importanza che le famiglie mettano a disposizione dei ragazzi adeguate risorse materiali e culturali, ma al tempo stesso risulta che i due terzi dei migliori hanno genitori non laureati, spesso nemmeno diplomati, di professione impiegati o operai. Alla domanda se desiderassero lavori simili a quelli dei loro familiari, il novanta per cento degli intervistati ha risposto negativamente.

 

                                                          f. s. 
                                         

    


                                                  

 
 

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