FOGLIO LAPIS - APRILE - 2009

 
 

La straordinaria importanza dell’educazione musicale fin dai primissimi anni  – Educare i bambini a percepire e produrre il suono li aiuta a sviluppare il ragionamento spazio-temporale e ne incoraggia la creatività – Attraverso il ritmo si favorisce il controllo della coordinazione – Abbiamo inoltre a che fare con un linguaggio universale, che supera ogni barriera - Eppure nel nostro ordinamento scolastico l’universo musicale è sottovalutato e trascurato

 

L’universo sonoro viene spesso concepito nell’immaginario collettivo come qualcosa di complessivamente estraneo, astratto e la cui vera comprensione sia riservata a coloro che vi abbiano a che fare per professione. In verità non è affatto così: ogni momento della nostra quotidianità è accompagnato da un ricchissimo “paesaggio sonoro” che almeno in parte tutti cogliamo ed è composto dai rumori ambientali quanto dalle colonne sonore delle quali pubblicità e film non potrebbero fare a meno.

Ecco perché dobbiamo considerare inaccettabile che l’educazione musicale abbia nel nostro ordinamento scolastico un ruolo assolutamente marginale. Il suono è un elemento tra i più familiari con il quale conviviamo da sempre. Educare i bambini ad una consapevole percezione e produzione di suono e musica è estremamente importante per la loro crescita. E’ dimostrato che il contatto con il mondo musicale ha influenze positive sul piano cognitivo e sullo sviluppo del ragionamento spazio-temporale oltre che, naturalmente, della creatività. In ambito scolastico sono state rilevate nei bambini vicini alla musica ricadute positive sul rendimento nelle altre materie.

Tutto questo non ci stupisce se pensiamo al potere che è stato riconosciuto alle composizioni musicali di modificare lo stato mentale e quello fisico oltre a quello emotivo, per il processo denominato “effetto Mozart”. Alcune composizioni di questo autore, infatti, sono state tra le prime sfruttate in ambito musicoterapeutico perché in grado di sortire effetti come quello della riduzione dell’attività epilettica in pazienti soggetti.

Oltre a quanto sopra, la confidenza con l’universo musicale provoca nel bambino l’allenamento del canale di ascolto e concentrazione sugli stimoli circostanti, un’attenzione al momento presente, perciò, che è importante sviluppare in una società che tende ad una così generale distrazione.

La musica è linguaggio universale in quanto componente istintiva dell’uomo. Questo la rende un potente strumento di socializzazione e distruzione di barriere all’interno di gruppi scolastici culturalmente eterogenei.

Infine, educare al ritmo è educare alla coordinazione. Il metodo di Jaques Dalcroze (1865-1950), grande pedagogo musicale, si basa sull’identificazione del movimento muscolare con quello ritmico e giunge a spiegare il sistema di scrittura del fenomeno musicale soltanto dopo aver lasciato sperimentare corporalmente ai bambini il fenomeno in se stesso.

Shinichi Suzuki (1898-1998) dimostra la naturalezza dell’apprendimento musicale nei piccoli elaborando un metodo che si propone di insegnare a suonare così come si insegna a parlare, semplicemente con l’esempio. Ad ogni modo è essenziale che il sistema di educazione musicale si basi su metodi di natura ludica e capaci di liberare l’istintività del bambino e il suo naturale desiderio di ritmi e suoni.

Anche grandi musicisti e compositori come Zoltan Kodaly e Carl Orff si sono a lungo occupati personalmente di pedagogia e didattica musicale per bambini. Kodaly, che ritiene essenziale la conoscenza della musica nella crescita dell’individuo completo e di una sana collettività, sostiene che la musica dovrebbe entrare nella vita del bambino fin dal momento del suo concepimento.

 

                                                          Laura Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

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