FOGLIO LAPIS - APRILE - 2009

 
 

Secondo uno studio condotto nel sistema educativo del Galles, sono sempre di più e sempre più giovani i ragazzi che marinano le lezioni – Per questo è stato varato un piano che si propone di arginare il fenomeno, anche se realisticamente si prevedono tempi molto lunghi – A questa abitudine sono statisticamente connesse altre realtà, come il bullismo o l’insufficiente rendimento – Consapevoli delle pesanti ricadute sociali di tutto questo, i dirigenti scolastici gallesi hanno deciso di correre ai ripari

 

Vogliamo che tutti i nostri ragazzi realizzino pienamente il loro potenziale”. Così Jane Hutt, ministro dell’istruzione nell’autorità governativa che secondo le regole della devolution gestisce gli affari pubblici nel Galles, e fra questi quelli relativi all’ambito educativo. Un obiettivo quanto mai ambizioso, che scaturisce da uno studio condotto per due anni nel sistema scolastico gallese per mettere a fuoco due fondamentali problemi: quello della frequenza alle lezioni e quello del comportamento in aula.

Coordinata da un gruppo di operatori che comprendeva insegnanti, ricercatori universitari, rappresentanti di agenzie per l’assistenza all’infanzia, funzionari di polizia, l’indagine ha permesso di tracciare un quadro assai problematico. I ragazzi che marinano la scuola sono sempre di più. Non solo: se un tempo il fenomeno riguardava quasi esclusivamente il livello secondario, adesso la situazione è completamente mutata, al punto che oltre un terzo dei ragazzi che “bigiano” hanno cominciato a farlo fin dalle classi primarie.

L’indagine negli istituti d’istruzione gallesi ha anche portato alla verifica di un rapporto diretto fra scarsa frequenza, comportamenti devianti e basso rendimento scolastico. Ha anche appurato che mentre da un lato molti docenti si dichiarano impreparati a gestire queste caratteristiche patologie, e in particolare non sempre registrano accuratamente le assenze, dall’altro le famiglie si dimostrano sempre meno interessate alle vicende scolastiche dei loro ragazzi. La vecchia abitudine di accompagnare i figli a scuola si arresta sempre più precocemente.

Secondo il ministro Hutt è assolutamente necessario per la scuola riconquistare il diretto coinvolgimento delle famiglie. Lo si può fare, secondo lei, non soltanto predicando il dovere morale di assistere i propri figli, ma anche rendendo manifesto un dato statistico che non deve assolutamente essere riservato agli addetti ai lavori: le possibilità occupazionali dei giovani sono strettamente legate al rendimento scolastico. Ciò significa che trascurare il problema significa preparare l’esclusione non soltanto culturale, ma anche sociale dei ragazzi. È un problema dunque che riguarda non soltanto la scuola e la società nel suo insieme, ma prima di tutto le singole famiglie, soprattutto in un’epoca in cui un’economia alle prese con un grande processo di transizione fa sì che la competizione nel mondo del lavoro sia particolarmente serrata.

Si tratta dunque di addestrare i docenti a questa specifica sfida, di far recuperare agli alunni quell’autostima la cui mancanza, molto spesso, è causa di comportamenti irregolari, a cominciare da quello classico che consiste nel marinare la scuola, e di indurre i genitori a svolgere in materia il ruolo centrale che loro compete. Il primo obiettivo è quello di migliorare i rendimenti, a cominciare dalla stessa alfabetizzazione di base. S’insiste sull’auspicio di tempi rapidi per ottenere risultati, ma realisticamente si mette in conto un lavoro di lunga durata.

Fra gli scopi del piano d’intervento elaborato dai tecnici gallesi ci sono anche il supporto diretto alle singole scuole, il coinvolgimento degli alunni nei processi decisionali, un significativo aumento della frequenza scolastica, un altrettanto significativo miglioramento comportamentale, maggiore sicurezza a scuola per discenti e docenti. E ancora: rendere consapevoli i ragazzi e le loro famiglie che se ci sono problemi possono chiedere e ottenere aiuto, consolidare le iniziative già avviate contro il bullismo, sviluppare azioni di assistenza alle famiglie dei ragazzi con problematiche particolari, e soprattutto garantire che il personale docente e gli altri operatori scolastici siano addestrati a operare con efficienza, in particolare con le competenze necessarie a mettere sotto controllo la questione della frequenza.

                                                         r. f. l. 
                                         

    


                                                  

 
 

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