FOGLIO LAPIS - APRILE - 2007

 
 

Nel quadro della sua azione volta a diffondere una cultura della legalità, la Lapis ha promosso un convegno internazionale di studi sul tema “Sistema carcerario e possibili alternative” - Patrocinato dal Ministero della Giustizia, dalla Regione Toscana e dagli Enti locali, si svolge a Cortona il 13 e 14 aprile – Vi si confrontano specialisti di primissimo piano, giuristi provenienti dal mondo accademico, operatori sociali, dirigenti dell’amministrazione penitenziaria

 

Non sono i muri di pietra a fare un carcere, né le sbarre di ferro una gabbia: così Richard Lovelace. Il poeta inglese del Seicento, che per ragioni politiche aveva sperimentato personalmente la reclusione, intendeva dire che si può rinchiudere un corpo, ma non uno spirito libero, capace di pensare e dunque di volare ben oltre quelle sbarre, quei muri. Quello di Lovelace è un modo suggestivo di relativizzare l’istituto della carcerazione, e proprio per questo abbiamo scelto i suoi celebri versi come epigrafe di un convegno in cui quell’istituto viene posto in discussione. Si svolge fra le pietre antiche di Cortona, il 13 e 14 aprile. Vi partecipano specialisti di fama internazionale, giuristi, operatori sociali, funzionari dell’amministrazione penitenziaria.

Il tema, “Sistema carcerario e possibili alternative”, apre di per sé la strada a una visione della giustizia penale che possa prescindere dalla reclusione del reo, per non parlare della sua eliminazione fisica. Non a caso fra i primi relatori figura Louk Hulsman, il teorico olandese dell’abolizionismo. La nostra proposta ha suscitato notevole interesse, anche legato ad alcune questioni di recente attualità: le polemiche sull’indulto e l’iniziativa del governo italiano per la soppressione della pena di morte nel mondo.

Ci si potrà chiedere come mai la Lapis, che si occupa di problemi educativi, abbia voluto proporre queste tematiche. È precisamente il percorso della nostra esperienza che ci ha portati a questo. Poco meno di un decennio fa, nell’autunno del 1997, segnalammo la nascita della Lapis con un convegno di specialisti sulla dispersione scolastica. Questo problema era al centro della nostra attenzione, ci siamo sempre proposti di dare una fisionomia precisa a una realtà che si presentava sfumata e sfuggente. Non tardammo a constatare che il disagio scolastico è strettamente connesso con l’illegalità. Sia perché nelle cosiddette aree a rischio ci sono interessi criminali che attraggono i minori, penalmente non perseguibili, al di fuori della scuola per attivarli nella piccola manovalanza del contrabbando e dello spaccio, sia perché i reietti della scuola, quelli che non ce la fanno e ne vengono espulsi (quei “ragazzi che la scuola perde”, per usare le parole di Lorenzo Milani) molto spesso finiscono nell’ampia rete della microcriminalità, ponendosi come reclute potenziali della criminalità tout court.

Di qui il nostro interesse alla legalità, che si è manifestato con numerose iniziative: dall’insistenza sul ruolo prioritario da assegnarsi all’educazione civica nei programmi scolastici alle campagne contro i rumori molesti, da una più efficace interazione fra la scuola e le altre istituzioni fino allo sforzo di contrastare l’immagine “vincente” del bullo e sostituirla con un altro modello, fondato sulla forza cristallina della tolleranza, sul rispetto per gli altri (compresi i diversi, disabili o stranieri che siano), su una vita individuale e sociale che come una disciplina sportiva si organizzi attorno a regole accettate e sentite come proprie, e che come una grande scommessa esistenziale si fondi sui principi, sui valori della nostra tradizione culturale.

Quanto al carcere, è naturale che c’interessi. Non dovrebbe forse essere anche questo un’agenzia educativa? È quanto prescrive la Costituzione della nostra repubblica, al terzo comma dell’articolo 27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Inoltre il carcere non lo è forse troppo spesso, di fatto, una scuola in senso negativo: nel senso che la promiscuità carceraria favorisce lo scambio di competenze criminali, la formazione di nuove leve della delinquenza?

Nelle intenzioni della Lapis questo convegno di Cortona non è che il primo di una serie, a cadenza probabilmente annuale, che permetterà di esplorare altri terreni nel vasto pianeta del diritto e della legalità. Chiameremo a raccolta il meglio del pensiero italiano, europeo, internazionale. Il proposito è quello di un appuntamento primaverile con le idee, che favorisca una fioritura di analisi e di proposte destinata, se non proprio a sciogliere i tanti nodi del nostro vivere civile, almeno a vederci un pochino più chiaro.

                                                               Alfredo Venturi 

 

   


                                                  

 
 

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