FOGLIO LAPIS - APRILE - 2006

 
 

I risultati sconcertanti di un’inchiesta sulla percezione del crimine organizzato, svolta fra gli studenti di un istituto professionale di Ottaviano, in Campania – I più considerano che il fenomeno mafioso non può essere sconfitto, il 12 per cento ne dà addirittura un giudizio positivo – Ma c’è a Napoli un’Associazione studenti anticamorra, cui si deve l’iniziativa – Come anche in Sicilia e in Calabria, accanto ai giovani rassegnati ci sono dunque quelli che reagiscono
 

 

Che cosa pensi della camorra? Pensi che si possa sconfiggere? Credi che siano utili le manifestazioni antimafia? Queste e altre domande sul fenomeno mafioso nella sua versione campana sono state poste a cinquecento ragazzi, e molte, troppe fra le risposte sono a dir poco sconcertanti. Gli intervistati sono studenti di un istituto professionale che si trova a Ottaviano, un grosso centro alle falde del Vesuvio noto alle cronache per i frequenti episodi che rivelano un forte radicamento della criminalità organizzata. L’iniziativa del sondaggio è partita dall’Associazione studenti anticamorra di Napoli, un gruppo di giovani personalmente impegnati nella contestazione attiva non soltanto della camorra come crimine organizzato, ma anche di quella diffusa mentalità mafiosa che ne costituisce il fertile terreno di coltura. E di cui i risultati dell’indagine condotta a Ottaviano costituiscono una desolante conferma.

Soltanto poco più di un terzo dei ragazzi intervistati, infatti, pensa che la camorra possa essere sconfitta. Per il 43 per cento è invece invincibile, mentre il 26 per cento preferisce non pronunciarsi. Ancora: il 37 per cento considera la camorra un fenomeno inevitabile: una sessantina di ragazzi, il 12 per cento del campione, ne dà addirittura un giudizio positivo. Si registra anche una preoccupante familiarità con la criminalità organizzata: oltre la metà dei cinquecento ragazzi di Ottaviano dichiara di avere conosciuto un malavitoso. Ancora di più sono coloro che considerano inutili le manifestazioni antimafia. Speculari le risposte ad alcune domande relative all’attività delle forze di polizia: si tratta di un’azione efficiente soltanto per il 19 per cento degli intervistati, mentre metà del campione la giudica negativamente. Di più, quattro ragazzi su dieci dicono di non avere alcuna fiducia nelle forze dell’ordine.

Ci si chiede, ovviamente, quali prospettive si aprano, dalle parti di Ottaviano, in materia di legalità. Ventisei ragazzi su cento, del resto, non riescono a immaginare il proprio futuro nella città natale: hanno infatti dichiarato agli intervistatori la loro ferma intenzione di andarsene. Probabilmente si tratta di quelli che vorrebbero la camorra sconfitta, ma proprio non ci credono, anche perché troppi compagni intorno a loro considerano il fenomeno una fatalità inevitabile, se non addirittura una cosa positiva. Fortunatamente la notizia di questa indagine porta con sé anche un aspetto confortante: la conferma che accanto ai ragazzi rassegnati, o conniventi, di Ottaviano ci sono anche quelli dell’Associazione anticamorra, che incuranti dei rischi studiano il fenomeno e lo aggrediscono.

Ci fanno venire in mente i loro coetanei di Locri, Calabria, che dopo l’ultima impresa della mafia locale, la n’drangheta, scesero in piazza a protestare contro l’assassinio del vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno. Il loro slogan fece il giro del mondo: E adesso ammazzateci tutti!, gridavano con la voce, le magliette e gli striscioni, rivolti ai sicari e ai mandanti del crimine organizzato. O più indietro nel tempo i giovani di Palermo, che dopo le stragi mafiose del 1992 (i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sterminati con le loro scorte) scesero in strada per dire basta, e affidarono a una fioritura di drappi appesi alle finestre e ai balconi un'altra formula efficace: Li avete uccisi, ma le loro idee camminano con le nostre gambe!

Si tratta di reazioni che, considerato il contesto, vanno apprezzate come meritano. Nonostante la diffusa rassegnazione, persino il compiacimento non marginale, pensiamo che i fenomeni mafiosi possano in realtà essere sconfitti. Certo non dipende solo dalle attività di contrasto delle forze di polizia, per quanto essenziali. Dipende soprattutto da un’azione capillare di educazione alla legalità che dalla scuola deve raggiungere le famiglie e quindi permeare il tessuto sociale. Un’operazione difficile, dai tempi inevitabilmente lunghi: ma il ricordo dei cortei di Palermo e di Locri, e il lavoro degli studenti anticamorra di Napoli, ci permettono di considerarla un’operazione possibile.

 

   

 

                                                                  a. v. 

 

 


                                                  

 
 

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