FOGLIO LAPIS - APRILE - 2005

 
 

L’esito dell’indagine internazionale comparata sui rendimenti scolastici ha provocato in Germania un autentico trauma – Le negative valutazioni del sistema educativo hanno aperto un aspro dibattito – Il governo ha varato un piano che si propone di generalizzare di qui al 2007 l’istruzione a tempo pieno – Quanto alle scelte delle famiglie, si registra un’impennata nelle iscrizioni agli istituti privati, a torto o a ragione considerati migliori e meno problematici

    

 

Pisa: Programme for International Student Assessment (piano per la valutazione internazionale degli studenti). È una sigla che in Germania provoca disagio, poiché corrisponde a quella valutazione comparata dei rendimenti scolastici organizzata dall’Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) di cui Foglio Lapis si è occupato più volte e che ha avuto, per la Repubblica Federale, un esito del tutto insoddisfacente. Il sistema scolastico tedesco ne è uscito infatti con le ossa rotte: ma lo choc è stato in qualche misura salutare, perché ha aperto nel paese un animato dibattito sulle cause, i rimedi e le soluzioni. Qui apriamo una parentesi: lo stesso rapporto Pisa non ha certo assegnato all’Italia una posizione lusinghiera, tutt’altro. Il nostro paese si è collocato agli ultimi posti nelle graduatorie del rendimento, ben più in basso della Repubblica Federale. Eppure la cosa non ha provocato la stessa reazione che si è registrata in Germania: quasi che l’esito qui da noi fosse scontato. Se n’è parlato pochissimo, in realtà, senza che nessuno, o quasi, si prendesse la briga di applicare quel modello valutativo alle varie ipotesi di riforma del sistema scolastico nazionale.

Torniamo dunque alla Germania. Il cancelliere Gerhard Schröder ha colto lo spunto del rapporto Pisa per annunciare solennemente una volontà di riscossa: gli studenti tedeschi, ha detto, devono “marciare al vertice della competizione mondiale”. Poiché nessuno si sogna fra il Reno e l’Oder di contestare le valutazioni dell’indagine comparata, tutti concordano sul fatto che c’è molta strada da percorrere. Per questo il governo ha varato un piano vasto e ambizioso, che si propone di generalizzare entro il 2007 il sistema della scuola a tempo pieno, in locali adeguatamente rinnovati, quando è il caso, per renderli capaci di ospitare le nuove attività. Allo scopo è stata stanziata la bella cifra di quattro miliardi di euro. Ma poiché questa somma, per quanto sostanziosa, non basterebbe a coprire le spese, ai singoli Länder, gli stati in cui si articola la Repubblica Federale, è stato chiesto di contribuire al finanziamento di ogni singolo progetto con il dieci per cento, che a loro volta i Länder possono accollare ai comuni interessati.

Ma qui cominciano i guai, per molti enti locali anche un decimo della spesa esorbita dalle capacità di bilancio rese anguste da una stagnazione economica che ha ridotto le entrate tributarie. Il piano prevede l’assunzione di insegnanti per coprire le attività pomeridiane: per aggirare l’ostacolo finanziario qualcuno ha proposto che si generalizzino esperienze a costo ridotto già in corso in alcune scuole tedesche. Per esempio è abbastanza diffuso il ricorso a specialisti di scacchi che insegnano il loro gioco, in cambio di un semplice rimborso spese. In molte scuole si ricorre invece a genitori disposti a passare alcune ore nelle classi per illustrare la loro professione o esperienze di particolare interesse. Ma è chiaro che rispetto all’ambizione di dotare il tempo pieno di una costante copertura specializzata da parte di docenti qualificati, si tratterebbe di un passo indietro. Per evitarlo, non resta che sperare in un superamento dell’attuale difficile congiuntura economica, che permetta attraverso una ripresa dei gettiti fiscali di dare respiro ai bilanci pubblici.

Un’altra conseguenza del trauma Pisa è stato in Germania una sorta di boom della scuola privata. Gli istituti non pubblici, che erano circa duemila nel 1992, sono oggi duemilaseicento e ogni anno si registra una cinquantina di nuove fondazioni: in tutto il sistema privato cura l’istruzione di circa 600 mila scolari fra ciclo primario e secondario. Si noti che l’aumento delle scuole private, spesso gestite da comunità religiose, e dei ragazzi che vi fanno capo, è in controtendenza rispetto alla diminuzione complessiva, dovuta a ragioni demografiche, della popolazione scolastica tedesca. La domanda del resto supera l’offerta: un recente sondaggio rivela che fra il 16 e il 20 per cento delle famiglie vorrebbe affidare i propri figli all’istruzione privata, ma la capacità del sistema non supera il sei per cento, ed è vicina allo zero in molte aree dell’Est, dove durante i quarant’anni dello stato comunista l’istruzione privata semplicemente non esisteva. E del resto non è facile in Germania fondare una scuola: i tempi burocratici per ottenere la licenza e il finanziamento statale sono piuttosto prolungati.

Naturalmente la corsa all’istruzione privata è stata incoraggiata dalla pessima immagine che della scuola pubblica tedesca ha tracciato il rapporto Pisa: si ritiene generalmente che l’istituto privato sia migliore, più tranquillo, meglio attrezzato per recuperare alunni in difficoltà. Ma sarà poi vero? Il dibattito è aperto in Germania. Si fa notare che i risultati talvolta migliori di questo sistema rispetto a quello statale (regionale, per essere precisi, visto che nella Repubblica Federale l’istruzione è materia di competenza dei Länder) sono dovuti non tanto alla scuola quanto a chi la frequenta. I ragazzi della privata provengono infatti mediamente da gruppi sociali privilegiati, inoltre vi è una presenza femminile maggiore rispetto alla scuola pubblica, il che porta con sé una migliore qualità complessiva. Questi due elementi tengono il sistema relativamente al riparo dalla violenza, che affligge invece il sistema statale ed è fra le ragioni che spiegano il boom degli istituti che statali non sono. Infine la scuola privata offre da sempre quell’attività a tempo pieno che ora il governo di Berlino vuole introdurre in tutto il paese.

 

                                                                                                                                                               f.s.

 
 

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