Torna a Foglio Lapis - aprile 2001
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Educazione alla legalità, prevenzione delle devianze potenzialmente criminali – Sono le finalità del progetto recentemente lanciato – Alcune decine di magistrati in altrettante città, contattati personalmente, hanno assicurato la loro disponibilità – Ora la parola è ai capi d’istituto: tocca a loro organizzare gli incontri e fare in modo che le classi li affrontino con un’adeguata preparazione
 

La legge è spesso per i giovani e giovanissimi un concetto astratto, in certe aree urbane degradate addirittura un concetto negativo, qualcosa di intangibile e talvolta di ostile. Spesso la legge è sentita come l’imposizione di un limite: come quella cosa che ti impedisce di sfrecciare in motorino senza casco, di affrontare allo stadio la tifoseria avversaria, di giocare a pallone o di tuffarti in mare dove ti pare e piace. A volte questa percezione risente delle particolari traversie di certe famiglie ai margini della legalità: in questi casi la legge è quella cosa che tiene in carcere tuo padre, ovviamente incolpevole o colpevole di innocenti leggerezze. Insomma la legge come controparte, come altro da se’: una visione che certe suggestioni mediatiche, basti pensare al cinema e all’immagine spesso simpatica del “cattivo”, inducono anche nella maggioranza dei ragazzi, quelli che non hanno alle spalle famiglie socialmente deviate. Da queste premesse scaturisce spesso l’idea pericolosissima della legge come qualcosa che nell’ottica del gruppo è appagante sfidare. Qualche volta questa distorsione porta addirittura alla devianza, alla piccola criminalità, innestando una spirale che può portare fino alla delinquenza.

La scuola può fare qualcosa per correggere una simile percezione della legalità? Noi crediamo di sì, ma certo non può farcela da sola. Le è necessario l’aiuto di coloro che servono professionalmente la legge, di chi opera nelle procure e nei tribunali, di quella magistratura che è anch’essa sentita come una lontana astrazione, anch’essa talvolta in termini ostili. Una volta ancora incide su questa visione la suggestione mediatica, ma in questo caso non occorre scomodare il più sguaiato cinema poliziesco: basti pensare quale negativa immagine della magistratura esce dalle pagine di un classico come Le avventure di Pinocchio. Ecco perché sarebbe opportuno che i ragazzi facessero la personale conoscenza di questi operatori di giustizia. Che se li trovassero di fronte in carne e ossa nelle aule, che ascoltassero quello che hanno da dire, che fossero in condizione di porre delle domande, di soddisfare delle curiosità, di percepire finalmente la legge come patto civile, volto alla tutela di tutti.

Per questo la Lapis si è messa in cammino, andando a proporre nelle procure e nei tribunali una campagna di educazione alla legalità e di prevenzione della criminalità. Tutti i magistrati che fin qui è stato possibile contattare personalmente (in venticinque città dal Nord al Mezzogiorno) hanno accolto assai positivamente, con una sola personale eccezione, lo spirito e la lettera dell’iniziativa, dichiarandosi disponibili a proporre la loro “lezione” in quelle scuole nelle quali saranno invitati. A questo punto la parola è ai capi d’istituto, e pensiamo in particolare modo agli istituti comprensivi, alla nuova scuola di base. Toccherà a loro non soltanto il compito di organizzare gli incontri con quei magistrati che hanno assicurato la propria disponibilità, segnalata alle scuole dalla stessa Lapis, ma anche quello di varare con gli insegnanti un adeguato programma di preparazione delle classi. Perché gli incontri siano proficui, è infatti necessario che i ragazzi ricevano una informazione preventiva, che fra l’altro li metta in grado di formulare domande specifiche avviando un dialogo con i magistrati. Questa preparazione potrebbe comprendere visite a uffici giudiziari, aule processuali, carceri: ma ovviamente questi dettagli sono rimessi ai singoli istituti, nel quadro della loro autonomia.

Ci auguriamo che la campagna decolli in tempi ragionevolmente brevi, e che dalle prime città si allarghi gradualmente fino a coprire l’intero paese. Sarebbe auspicabile che l’iniziativa si concretizzasse in un incontro all’anno per ogni classe. Sarà poi molto interessante, a tempo debito, andare a verificare quali saranno state le ricadute culturali e psicologiche dell’operazione. Lo si potrà fare sia attraverso la lettura delle riflessioni che probabilmente gli insegnanti proporranno alle classi dopo l’inconsueta esperienza, sia attraverso appositi sondaggi. Non dovrebbero esserci dubbi, in ogni caso, sul fatto che il contatto personale con il magistrato, inquirente o giudicante che sia, può sottrarre al concetto della legalità e alla figura del giudice quella carica di astrazione che fin qui ne ha sfumato e danneggiato l’immagine. Trovarsi di fronte le persone che quotidianamente hanno a che fare con la legge e le sue violazioni, ascoltare il racconto delle loro battaglie non sempre facili, dovrebbe almeno aiutare i ragazzi a capire che queste sono, in realtà, di categorie assai concrete, capaci di influire sulla loro vita non soltanto attraverso la costrizione del casco per chi va in motorino.

r.f.l.

FOGLIO LAPIS - APRILE 2001