Con questo intervento alla Conferenza internazionale ISPAC sul tema La convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione come sistema di vita (Courmayeur 15-17 dicembre 2006) Marilena Farruggia Venturi, presidente della LAPIS, ha lanciato l’iniziativa Libertà e educazione.
 

Come rappresentante della Lapis (Libera associazione per il progresso dell’istruzione), vorrei sottolineare l’importanza dell’aspetto educativo per la prevenzione di molti comportamenti asociali, fra i quali la corruzione tema del nostro incontro. Non solo: la scuola è anche un indice rivelatore del tasso di corruzione in ogni singolo stato. In una sua relazione Virginio Carnevali, vicepresidente di Transparency International Italia, ha fatto notare che “la spesa per l’istruzione sembra ridotta dalla corruzione”. Si rileva infatti, spiega Carnevali, “come ad un miglioramento della deviazione standard dell’indice di corruzione sia associato un aumento della spesa pubblica per l’istruzione”. Dunque meno corruzione determina più istruzione, perché la spesa viene dirottata “verso quei settori dove le tangenti possono essere più facilmente percepite”.

Parallelamente e simmetricamente, possiamo affermare che più istruzione può determinare meno corruzione, nel senso che un’efficace azione educativa può sconfiggere il male alla radice. Si tratta di combattere certi atteggiamenti psicologici e certi modelli che troppo spesso appaiono vincenti: questo chiama in causa prima di tutto la scuola ma anche molte altre espressioni della società, per esempio il mondo dello spettacolo, la televisione in particolar modo. Si tratta di sostituire l’immagine del furbo, che vede il mondo popolato di persone con attaccato il cartellino del prezzo, con quella del cittadino incorrotto e incorruttibile.

La proposta della Lapis, che ha a cuore soprattutto l’universo giovanile, nasce da una più che decennale azione che ci ha visti coinvolti in tutta Italia a contatto con le scuole, i gruppi del volontariato, la magistratura, le prefetture, gli enti locali, e dall’attento studio del pensiero di Louk Hulsman. Libertà e educazione attende l’adesione di politici, magistrati, operatori sociali, insegnanti ecc. e si propone di creare una risposta opposta e contraria alla tendenza mondiale attualmente impostata sulla repressione, la severità delle pene, sentenze e carceri più disumane. Un’assurdità se si parte dal presupposto che la durezza genera una risposta di illegalità ancora maggiore soprattutto fra i giovani.

Libertà e educazione parte dal cuore della tradizione europea (ispirandosi in particolare al pensiero di Giuseppe Mazzini) che è fatta di civiltà e di rispetto dei fondamentali valori umani, e si riconosce nello spirito della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

L’ambizione è quella di raccogliere attorno a questa idea chi concorda sul fatto che soltanto con l’educazione si può uscire dal tunnel della violenza, della criminalità organizzata, da ogni forma di illegalità compresa la corruzione. Alle carceri di massima sicurezza, utilissime peraltro ma solo in casi determinati, noi contrapponiamo una prospettiva di pace, cibo, acqua, istruzione per tutti, compresi quei 43 milioni di bambini che secondo il recente rapporto di Save the Children sono tagliati fuori dalla scuola per cause di guerra. Noi contrapponiamo l’arte, la musica, lo sport. Educare ad una legalità che cresca spontanea, non imposta. Si può. Come? Immaginando una polizia più occupata a tutelare il territorio e il cittadino e non soltanto a correre dietro ai cosiddetti criminali, investendo su personale adeguatamente formato invece che su nuove strutture carcerarie. Immaginando di far diventare l’educazione civica una materia, la principale, degna di rispetto fin dalla prima scolarizzazione. Immaginando un sistema di pene di tipo “restitutivo”: tu hai infranto le regole del vivere civile, adesso lavorerai in una struttura statale che ti garantirà l’indispensabile per vivere ma investirà il tuo lavoro in opere pubbliche. Immaginando un coinvolgimento diretto dei cittadini che difenderanno essi stessi il loro territorio collaborando attivamente con chi è preposto a tutelarli. Sempre nel rispetto dei valori e delle tradizioni locali, e senza dimenticare l’attenzione alle vittime dei reati.

Ci auguriamo che da tutte le parti del mondo ci arrivino idee, suggerimenti, proposte, racconti di esperienze da parte di operatori sociali, magistrati, politici, insegnanti e chiunque aspiri ad una società giusta e solidale, capace di gestire civilmente le proprie patologie investendo nell’educazione come unico rimedio possibile contro ogni genere di devianza, a cominciare dalla corruzione. Intendiamo fare arrivare il nostro appello e le vostre proposte al cuore dei governi. Speriamo di essere in tanti per poter diventare un efficace strumento di pressione morale, tale che le istituzioni non possano ignorarlo, e gli organi legislativi debbano tenerne conto nel legiferare su questioni di giustizia penale.

 

 

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